venerdì 28 novembre 2014

La lombrifiltrazione

La lombrifiltrazione è una tecnica messa a punto negli ultimi anni che consente di depurare scarichi civili e anche industriali tramite i lombrichi. Questo animaletto non riscuote molti apprezzamenti solo perché in pochi ne conoscono le eccezionali virtù e capacità. Il corpo di questo piccolo anellide funziona come un vero e proprio biofiltro ed è capace di depurare efficacemente le acque di scarico fognario rendendole adatte anche all'irrigazione. La capacità depurativa del lombrico è allo studio di numerose università in tutto il mondo e già da tempo esistono impianti di filtrazione e depurazione che utilizzano i lombrichi come attori principali del processo di rimozione degli inquinanti dalle matrici. Il lombrico, unito ad altri sistemi naturali come la fitodepurazione, può rappresentare una soluzione ecologica ed efficace per lo smaltimento di fanghi provenienti da allevamenti intensivi ed altamente inquinanti, ma anche per gli scarichi civili.
vermifilter
 Infatti, è ormai consolidato il fatto che i lombrichi attraverso il passaggio intestinale riescono a depurare e disinfettare quello che ingeriscono, questo grazie alla presenza nel loro intestino di antibiotici naturali e di una sostanza con notevoli proprietà antibatteriche. Tanto per capirci, il passaggio di acque di fogna attraverso un biofiltro costituito da una lettiera di lombrichi consente un abbattimento vicino al 100 % dei coliformi fecali rendendo le acque di scarico pulite a tal punto da potere essere destinate all'irrigazione per prodotti agricoli destinati al consumo umano. L'efficienza nella filtrazione degli amici lombrichi combinata con l'economicità e la semplicità costruttiva dei biofiltri rappresentano una valida alternativa ai costosi sistemi di depurazione tradizionali. I benefici non si esauriscono nell'abbattimento dei coliformi ma si hanno notevoli miglioramenti nei BOD e COD, ma anche i famigerati nitrati vengono annientati attraverso la lombrifiltrazione e questo rappresenterebbe un importante passo avanti nella gestione degli effluenti inquinanti che vengono prodotti dagli allevamenti intensivi. Ricordiamo che i nitrati presenti nei liquami prodotti dai moderni allevamenti intensivi finiscono, se non gestiti correttamente, molto facilmente e molto rapidamente ad inquinare le falde acquifere. Questo è un problema molto diffuso che ha anche prodotto una serie di provvedimenti a livello di comunità europea (direttiva nitrati 91/676/CEE) e che potrebbe essere definitivamente risolto utilizzando degli impianti di lombrifiltrazione e lagunaggio. Questi sistemi sono già operativi in molti paesi europei (ad es. Francia), negli Stati Uniti e in America del Sud e si diffondono molto rapidamente vista l'efficienza e la facilità di gestione e anche in Italia si comincia a comprendere, seppur con fatica, l'utilità dei lombrichi nella biodepurazione. 

giovedì 20 novembre 2014

8 buone ragioni per tenere i lombrichi in casa

Immaginate centinaia di vermi viscidi strisciare attraverso verdure marce. Le loro piccole sacche di uova trasparenti sono disseminate tra avanzi di cibo parzialmente decomposti e del tutto irriconoscibili. In silenzio, la loro popolazione raddoppia ogni tre mesi, il loro insaziabile appetito cresce. Immaginate zolle di terriccio fangoso da cui spuntano piccoli corpi rosa che masticano e si dimenano senza sosta. Ora immaginate tutto questo nel vostro salotto. No, Non è un film dell’orrore, è semplicemente quello che accade all'interno di una lombricompostiera. Benvenuti nel mondo del vermicomposting.

Può sembrare una cosa terribile, ma non è così male come sembra. Infatti, ogni persona sul pianeta dovrebbe avere almeno uno (preferibilmente due) bidoni di compostaggio con i lombrichi. Non tutti hanno un giardino, ma questa tecnica è perfetta anche per chi vive in un appartamento. Riduce i rifiuti, crea un fertilizzante organico perfettamente bilanciato, richiede poca o nessuna manutenzione, può essere tenuto praticamente ovunque, e, soprattutto, non puzza (se ben gestito). Di seguito sono riportati otto motivi per cui il vermicompostaggio dovrebbe essere praticato da tutti.

Riduzione dei Rifiuti
Il Vermicompostaggio elimina letteralmente la maggior parte, se non tutti, dei rifiuti alimentari ad una velocità incredibile. I lombrichi rossi (Eisenia Fetida), i vermi comunemente utilizzati in vermicoltura, consumano circa la metà del loro peso corporeo di materia in decomposizione ogni giorno. Inoltre, i loro rifiuti non puzzano.
Bassa / No Manutenzione
A parte rivoltare di tanto in tanto il compost e ogni tre quattro mesi raccogliere il prodotto finito (vermicompost), un rifornimento costante di avanzi di cibo è tutto ciò di cui ha bisogno un allevamento di lombrichi per funzionare. Dei fori opportunamente realizzati nel bidone, consentono all’ossigeno di fluire attraverso la materia organica in decomposizione, consentendo ai batteri aerobici di abbattere la struttura cellulare dei rifiuti organici. Finché ci sono pochi o nessun batterio anaerobico nel bidone, il Vermicompost farà un gradevole odore di terriccio.

Possono essere tenuti ovunque
I lombrichi odiano la luce! Per questo, un armadio inutilizzato, una cantina, un garage o un ripostiglio sono habitat perfetti per un allevamento di lombrichi. Per chi proprio non ha spazio, il piccolo box del compostaggio può essere tenuto sotto il lavello. Basta essere sicuri che l'offerta di cibo sia costante. I lombrichi regolano automaticamente la loro popolazione in funzione dello spazio a disposizione. Meno cibo significa meno vermi ma anche meno compost. Finché la fornitura di cibo è relativamente costante, la compostiera sarà inodore.

Fertilizzante organico (humus)
I Concimi chimici distruggono gli habitat locali: inquinano le falde acquifere e causano l’eutrofizzazione che favorisce le fioriture algali che bloccano la luce e entrano in concorrenza con le specie di piante autoctone per le risorse alimentari. Può anche essere difficile, se non impossibile, usare correttamente i concimi chimici che spesso, se non dosati, causano la morte delle piante per eccesso di dosaggio. Fortunatamente, per merito di un enzima presente nel tratto digestivo del lombrico, le sostanze nutritive del vermicompost vengono rilasciate lentamente, mettendo al sicuro le piante anche utilizzando il vermicompost in grandi quantità. In più l’odore del vermicompost è quello del terriccio di bosco, molto  più gradevole di quello dei fertilizzanti a base di letame.

Economico
Produrre vermicompost comporta solamente l’utilizzo di un contenitore (plastica, legno) con coperchio, dei resti della frutta, verdura, foglie e rami secchi, avanzi di cibo, e naturalmente, di qualche manciata di lombrichi. Una paletta per rimestare il terriccio e un paio di guanti da giardinaggio. Il contenitore può essere di qualsiasi dimensione, a seconda della quantità di rifiuti prodotti. Il materiale del contenitore può essere in legno o plastica (non in metallo). I lombrichi possono essere acquistati su internet, in alcuni negozi di giardinaggio o ottenuti gratuitamente da un amico che già pratica il lombricompostaggio.

Rivitalizzazione del Suolo
Anche il terreno più arido può essere rivitalizzato dai lombrichi. Il vermicompost ne arricchisce la struttura e la qualità ed aumenta notevolmente la capacità di trattenere l'acqua al suo interno. Si è scoperto che può anche rimuovere i metalli pesanti tossici come il piombo dal suolo.

Evita che nel nostro bidone della spazzatura ci siano resti organici
Vi siete mai chiesti perché la nostra spazzatura puzza? I colpevoli del puzzo solforico di uova marce sono un gruppo di piccoli microbi conosciuti come batteri anaerobici (che non hanno bisogno di ossigeno per vivere). Gli scarti di questi microbi è ciò che dà al cibo in decomposizione il cattivo odore ed è anche la causa della vostra spazzatura puzzolente. Mantenere rifiuti alimentari fuori dal cestino impedisce di sviluppare cattivi odori. Gli avanzi di cibo, inoltre, possono anche attirare parassiti come topi, mosche, o falene.

Nessun cattivo odore
Nonostante il cibo in decomposizione, una lombricompostiera ,correttamente gestita, avrà sempre quel particolare e gradevole odore di sottobosco umido. Dal momento che i vermi sono impegnati a convertire tutti gli avanzi di cibo in energia, gran parte del volume originale dei rifiuti andrà perso. Un unico, piccolo contenitore è in grado di elaborare i rifiuti alimentari di molte persone, per molto tempo e senza bisogno di essere svuotato.

Maldestramente tradotto da openpermaculture

lunedì 10 novembre 2014

La via dell'autosufficienza

Rendersi autosufficienti dal punto di vista alimentare ed energetico è un obbiettivo che molte persone si pongono, diventare autosufficienti può essere la risposta alle grandi sfide del nostro tempo. Mentre pochi oligarchi dell’economia cercano in tutti i modi di renderci dipendenti da bisogni effimeri e omologati, ci sono molte persone che vogliono tagliare questo malsano cordone ombelicale e crearsi la propria indipendenza. Non è un’aspirazione solo materiale, non è solo un modo per risparmiare e mangiare sano, è la via per sottrarsi a un ingranaggio che stritola le nostre vite, le condiziona in modo totalizzante e non consente di prendere piena consapevolezza delle proprie esistenze. L'autosufficienza è uno stato mentale, è la messa in pratica di un pensiero filosofico che non si esplicita necessariamente nella realizzazione di una enclave produttrice di beni e servizi ad esclusivo uso e consumo personale, ma al contrario, significa condivisione, generosità, mutuo aiuto.  Una parte della società è pronta a mettersi in gioco e a cambiare il proprio stile di vita e pensa che per cambiare il mondo è necessario partire da un radicale cambiamento personale interiore, questa parte minoritaria della società ha scelto di affrancarsi da tutto ciò che è omologazione e massificazione, da tutto quello che viene dato per scontato perché imposto da un modello sociale scelto da altri. Questo non significa necessariamente rifiutare tutto il mondo esterno per rifugiarsi in un isolamento spaziale e temporale, vuol dire, invece, ritrovare una dimensione umana che è ormai dissolta e frammentata dai condizionamenti forzati di una società insensibile e violenta che è dominata dal profitto e dagli interessi personali. 
Chi cerca l’autosufficienza si sforza di ritrovare una sfera emotiva e sentimentale che è necessaria non solo alla comunità ma anche e soprattutto all'individuo. Autoprodurre non significa meramente soddisfare i propri bisogni primari, vuol dire, invece, entrare in sintonia con la natura, sentirsi parte di una comunità che ha come primo obbiettivo quello di non entrare in contrasto con il fluire naturale delle cose, di rientrare in contatto con la madre terra e conservare per le generazioni future il nostro pianeta. Non è certamente facile, il condizionamento orwelliano incessante dei media ci ha creato un mondo fatto di finzione in cui apparire è meglio di essere, in cui i soldi sono la divinità assoluta, in cui il carrierismo sfrenato è l’unica ambizione che l’uomo deve porsi per affermare la propria esistenza. In un simile contesto chiunque la pensi in modo differente viene considerato un reietto e un fallito, isolato e messo ai margini della società. Questo atteggiamento è il frutto malato della società che ci meritiamo, è la giusta conclusione di un martellamento costante che ci ha convinto che il PIL delle nazioni è molto più importante del benessere dei popoli e dove l’affermazione sociale, anche (e soprattutto) a discapito degli altri, è il comandamento primario che viene inculcato alle nuove generazioni. Autoprodursi il cibo è un primo passo verso l’autosufficienza, cominciando con il proprio orto familiare si riducono i rifiuti (confezionamento dei cibi), l’inquinamento (carburanti e concimi chimici), si limita la dipendenza da multinazionali, si aumenta il nostro peso sociale perché un cittadino indipendente è anche un cittadino più libero, contribuiamo a rendere più sano e salutare il nostro ambiente, riduciamo in generale il consumo di energia, ripristiniamo il contatto con la terra e con l’alternarsi delle stagioni. Dall’autoproduzione nascono tante dinamiche virtuose come il baratto con altri produttori, la condivisione delle esperienze con altre persone, la creazione di una comunità basata sulla conoscenza e sull'aiuto reciproco. Produrre qualcosa che serve per nutrirci non è una semplice soddisfazione hobbistica, è qualcosa di molto più profondo che ha a che fare con l’autostima, la coscienza di sé e della natura di cui facciamo parte, con il donare agli altri ma anche a se stessi. Non tutti hanno a disposizione del terreno da coltivare ma sono possibili tante soluzioni, ad es. gli orti urbani che si stanno diffondendo nelle nostre città, oppure, tramite altre persone che hanno il vostro stesso intento, si può affittare un appezzamento di terreno incolto a poco prezzo. Anche se avete solo un balcone o un terrazzo, potete organizzare il vostro spazio in modo da coltivare ortaggi e spezie, quest'ultima opzione non vi renderà autosufficienti ma vi assicuro che in cambio avrete delle belle soddisfazioni, proprio come Cristina che condivide la sua passione tramite un bellissimo blog da cui potrete trarre ottimi spunti (www.ilmioortosulbalcone.com). A presto.

Amsterdam: una città a misura di ape

Il declino inesorabile delle popolazioni di insetti a livello mondiale viene ormai considerato il prodromo di una vera e propria estinzione...