venerdì 18 luglio 2014

Una storia low tech: le palline di Fukuoka




Durante la seconda guerra mondiale un agronomo e microbiologo giapponese, che lavorava in un laboratorio del governo, conduceva esperimenti che miravano ad aumentare la produzione di cibo per la popolazione giapponese stremata dal conflitto mondiale. Lo scienziato si chiamava Masanobu Fukuoka e viveva a Shikoku, una piccola isola montagnosa dell'arcipelago giapponese. L'orografia dell'isola non forniva grandi spazi per le coltivazioni  e quei pochi che c'erano non potevano essere sottratti alla coltivazione del riso che era il principale sostentamento per la popolazione locale. Fukuoka, pur avendo l'enorme problema degli spazi coltivabili, non si arrendeva e per raggiungere il suo scopo coniugava la ricerca scientifica con la lettura di testi antichi; proprio in uno di questi libri Fukuoka lesse di una tecnica che veniva usata nell'antico Egitto dopo le annuali esondazioni del Nilo per rimediare i danni subiti dagli agricoltori. La tecnica, utilizzata anche in altri paesi del Nord Africa e del Medio Oriente, consisteva in un semplice impasto di argilla e semi (5 parti di argilla e 1 di semi), più una serie di additivi che variavano leggermente la ricetta migliorandola e che Fukuoka tenne nascosti per anni per paura di uno sfruttamento meramente speculativo che alcune multinazionali avevano intenzione di operare. L'impasto veniva modellato in piccole palline (da 1 a 8 cm di diametro a seconda delle dimensioni dei semi) e lasciato asciugare al sole, una volta essiccate, le palline venivano conservate e utilizzate nel momento ritenuto più opportuno sparpagliandole sul terreno.
Fukuoka mentre lancia una delle sue palline di semi nel 2002 (fonte Wikipedia)
Ma qual era il vantaggio di inglobare i semi nell'impasto di argilla? In realtà non era uno solo, innanzi tutto, i semi venivano protetti da uccelli e insetti che non potevano mangiarli, poi lo strato di argilla consentiva la conservazione dei semi fino a quando le condizioni ambientali non fossero diventate favorevoli (ad esempio la pioggia), la coibentazione argillosa impediva che i semi fossero attaccati da muffe e batteri, infine, si riduceva l'intervento dell'uomo al minimo indispensabile. Ulteriori vantaggi erano conferiti dagli additivi che consistevano nell'utilizzo di un'argilla quasi liquida e nell'inserimento di fibre (cotone, cocco, ecc.) nel nucleo dell'impasto insieme ai semi. La liquidità dell'impasto permetteva di inglobare completamente i semi all'interno, cementandoli e consentendo una conservazione migliore e più duratura, mentre la fibra, trattenendo una minima quantità di acqua all'interno della pallina, permetteva una migliore sopravvivenza della piantina fornendo la giusta umidità nel delicato momento della germinazione. Nel frattempo la guerra finì e Masanobu lasciò il laboratorio governativo e tornò ad occuparsi di agricoltura naturale nelle terre di famiglia che intanto erano state in gran parte espropriate dagli americani. Con il passare del tempo il suo modo di vedere l'agricoltura naturale divenne, non solo un modo per produrre cibo, ma un vero approccio filosofico e spirituale alla vita, le sue teorie raccolsero adepti in tutto il mondo e Masanobu divenne uno dei cinque guru mondiali dell'agricoltura naturale insieme all'austriaco Rudolf Steiner , lo svizzero-tedesco Hans Müller, Lady Eve Balfour nel Regno Unito e J.I. Rodale negli Stati Uniti
. Fukuoka continuò gli studi insieme ai suoi collaboratori e il metodo venne ulteriormente migliorato inserendo all'interno altri additivi come l'humus o il compost, oppure rivestendo la pallina di uno strato di carta patinata in poltiglia (una specie di cartapesta), per migliorare le prestazioni in condizioni particolarmente difficili. Anche la forma dell'impasto ha subito variazioni, se da un lato la forma sferica conferiva una protezione omogenea in tutte le direzioni spaziali, dall'altro era molto difficile controllarne il posizionamento in terreni scoscesi, rischiando di accumulare tutte le palline in un punto e vanificando l'obbiettivo di distribuire i semi in una areale più vasto possibile. Così dalle palline si è passati ai dischetti che hanno il duplice vantaggio di fermarsi lì dove vengono lanciati e di assorbire una maggiore quantità di acqua durante le piogge. 
Palline di Fukuoka (Fonte Wikipedia)
La tecnica delle palline di Fukuoka è stata ripresa da numerose associazioni e gruppi ambientalistici che la usano come tecnica di riforestazione di zone desertiche, distrutte dagli incendi o anche in zone urbane (guerrilla gardening). Nel video sottostante potete vedere Fukuoka mentre prepara le palline. 

lunedì 14 luglio 2014

Salviamo le api!

Tutti hanno ormai compreso l'importanza delle api per la conservazione della biodiversità. L'impollinazione della maggior parte delle specie vegetale è ad appannaggio degli insetti pronubi e tra questi il ruolo più importante è ricoperto dalle api. Inoltre, le api sono degli indicatori biologici che ci danno numerose informazioni sull'inquinamento ambientale  e sui mutamenti climatici. La popolazione delle api si è drasticamente ridotta negli ultimi 10 anni (solo nel 2007 in Italia sono morte il 50% delle api). Le cause di questo sterminio sono diverse e verranno affrontate in un altro post, in questa sede si vuole, invece, fornire qualche suggerimento per evitare che con le nostre azioni quotidiane contribuiamo alla riduzione del numero di questi importantissimi insetti:
Ape bottinatrice al lavoro

DECALOGO SALVA-API
  1. Smettere di usare insetticidi in giardino e nell'orto. Informiamoci sui metodi di lotta biologica e su piante e insetti amici che contrastano i parassiti.
  2. Quando compriamo i semi leggiamo attentamente le indicazioni sulla confezione. Alcuni produttori di semi li rivestono con insetticidi sistemici.
  3. Anche quando compriamo terricci e compost industriali leggiamo sempre attentamente l'etichetta, possono contenere insetticidi che, oltre a nuocere le api, uccidono altri animali utili (ad. es. lombrichi). Meglio produrre il compost in casa, otterrete un prodotto migliore di quello industriale e certamente molto più salubre per il vostro terreno.
  4. Nel nostro giardino cerchiamo di creare un habitat naturale, ad esempio possiamo lasciare uno spazio per le piante selvatiche. Molte piante selvatiche sono bellissime e con splendide fioriture e possono dare un effetto estetico molto interessante e diverso da tutti gli altri giardini convenzionali.
  5. Informiamoci sulle specie vegetali che possono dare un aiuto alle api (crocus, pero, ribes, biancospino, ecc.).
  6. Aiutate gli apicoltori locali, sia comprando il miele del vostro territorio, sia fornendo terreno per posizionare le arnie. Comprando localmente aiuterete l'economia del vostro territorio ed eviterete di comprare un prodotto che per arrivare nei supermercati percorre migliaia di chilometri (con ulteriore danno per l'ambiente).
  7. Realizzate un alveare per api selvatiche. Esistono dei contenitori (in commercio su internet o che potete realizzare da soli) che aiutano le api fornendo loro un posto accogliente e sicuro.
  8. Divulgate tutte le informazione utili sulle api. Molti non comprendono l'enorme importanza di questi insetti e li considerano solamente fastidiosi.
  9. Compriamo da produttori biologici che non fanno uso di pesticidi, aiuteremo le api ma anche noi stessi.
  10. Diventa apicoltore. Non è così difficile come si pensa. Contattate apicoltori o associazioni che possono fornirvi le informazioni necessarie.
In questi siti troverete molte informazioni:

domenica 6 luglio 2014

Separazione lombrichi-compost

Come già detto nei precedenti post, dopo 2-3 mesi di attività i nostri lombrichi avranno "processato" una buona quantità di scarti domestici. A questo punto è necessario prelevare il vermicompost, per diversi motivi:

  1. Usufruire del compost prodotto per concimare le piante in giardino, vaso o orto.
  2. Rinnovare la lettiera perché dopo un certo periodo le deiezioni dei lombrichi diventano nocive per gli stessi.
  3. liberare spazio all'interno della vermicompostiera.

I metodi di separazione sono sostanzialmente 2. Il primo si basa sull'utilizzo della luce, che come sappiamo è un acerrimo nemico dei lombrichi. Per effettuare questa operazione servono una sorgente luminosa (anche il sole va bene) e una paletta per raccogliere gli strati superficiali di compost. Ovviamente, l'operazione sarà effettuata quando nella compostiera non ci sono scarti freschi, quindi al termine di un ciclo di alimentazione. Prendiamo il nostro contenitore ed esponiamo la superficie del materiale interno alla luce, i lombrichi, per evitare i raggi della sorgente luminosa, cominceranno a posizionarsi più in profondità e dopo pochi minuti non saranno più visibili in superficie; a questo punto con la paletta possiamo cominciare a raschiare il primo centimetro di compost senza pericolo di incontrare lombrichi asportando il compost e mettendolo in un apposito contenitore per la raccolta. Quando cominceranno a vedersi i lombrichi, interrompiamo le operazioni di raschiamento ed esponiamo nuovamente la superficie del compost alla luce, i lombrichi tenderanno a spostarsi di nuovo nelle zone più profonde. Ricominciamo a prelevare il compost raschiando con la paletta e ripetiamo queste operazioni fino a quando riteniamo opportuno, solitamente io prelevo circa la metà dello spessore iniziale del compost, ma si può procedere anche oltre lasciando comunque uno spessore di compost che possa ospitare la popolazione di lombrichi.


Il secondo metodo si basa sulla necessità dei lombrichi di avere un ambiente salubre per la loro sopravvivenza. Nel momento in cui abbiamo una buona quantità di compost maturo e sempre alla fine di un ciclo di alimentazione, spostiamo tutto il materiale da una parte della compostiera.
Spostamento su un lato della compostiera del vermicompost

Creiamo una nuova lettiera con del cibo fresco nella parte rimasta vuota, i lombrichi si sposteranno dal compost maturo, ormai senza cibo, verso la nuova lettiera piena di cibo fresco. 

Inserimento della nuova lettiera sul lato libero

Una volta che i lombrichi si saranno spostati nella nuova lettiera sarà possibile prelevare il compost.
Migrazione dei lombrichi nella nuova lettiera

 Se rileviamo la presenza di lombrichi nel compost prelevato possiamo applicare il primo metodo (sorgente luminosa) in modo da eliminare i lombrichi dal compost. Ricordiamo che una volta prelevato e utilizzato il compost nei vasi o nel giardino si crea un ambiente che non favorisce la vita dei lombrichi, quindi è meglio cercare di toglierne il più possibile dal compost. Inoltre, ricordiamoci di togliere anche le uova (che solitamente troviamo nei pressi della superficie), rimettendole nella compostiera.

Amsterdam: una città a misura di ape

Il declino inesorabile delle popolazioni di insetti a livello mondiale viene ormai considerato il prodromo di una vera e propria estinzione...