venerdì 31 gennaio 2014

C'è vita nel compost


Quando apriamo la compostiera ci appaiano migliaia di animaletti intenti a sminuzzare, triturare e decomporre tutto quello che trovano a portata di mandibola. La maggior parte di quelli che si vedono sono isopodi, ma le specie presenti possono essere centinaia (collemboli, forbicine, lombrichi ecc.).  Se il materiale possiede la necessaria porosità e le giuste caratteristiche di umidità e aerazione, l'attività febbrile si estende anche agli strati sottostanti coinvolgendo l'intera massa della sostanza. Congiuntamente operano i microrganismi come i batteri, i funghi, gli attinomiceti, i protozoi e i rotiferi, ma la maggior parte non si vede. I funghi sono tra i pochi microrganismi che testimoniano la loro presenza con le ife. La sinergia tra tutti questi organismi viventi ci regala l'umificazione della sostanza organica e restituisce fertilità e struttura ai terreni.



martedì 21 gennaio 2014

Case di paglia for dummies

Le costruzioni in paglia rappresentano un modo diverso di realizzare abitazioni, un modo sostenibile, economico, confortevole e molto efficace per quanto riguarda l'isolamento acustico e termico. Le principali obiezioni alle case di paglia sono frutto del pregiudizio (antico vizio italico) e sono facilmente confutabili appena si approfondisce l'argomento. Il primo punto riguarda la resistenza al fuoco, considerando l'elevata infiammabilità di un materiale secco come la paglia, sembra immediato associare una casa in paglia ad un rogo quasi certo al primo mozzicone di sigaretta caduto. Invece, la paglia ha una resistenza al fuoco molto elevata perché tramite la compressione della balla si elimina l'aria necessaria alla combustione; proviamo a prendere due elenchi telefonici, al primo strappiamo le pagine ad una ad una e le lasciamo disordinatamente ammucchiate, il secondo lo lasciamo integro. Se proviamo a dare fuoco con un accendino, il mucchio di fogli di carta strappati brucerà immediatamente, mentre l'elenco ancora integro resisterà egregiamente alla fiamma. Il concetto è chiaro: senza ossigeno viene a mancare uno degli elementi necessari alla combustione (il comburente), quindi il fuoco non può alimentarsi. La resistenza al fuoco è stata valutata R90 (90 minuti di resistenza ad una fiamma) a seguito di test tedeschi e francesi. Per avere un paragone con altri materiali edilizi basti sapere che il cemento armato ha una resistenza R30 e l'acciaio R15 (non trattati). Le balle di paglia in Germania sono state certificate come "normalmente infiammabili" (classe di costruzione DIN 4102-B2) proprio come molti altri materiali edilizi sicuri. 

Per quanto riguarda la resistenza strutturale dimentichiamoci la casa dei tre porcellini spazzata via dal prepotente soffiare del lupo, le costruzioni in paglia sono solidissime e con un elevato coefficiente antisismico; sostanzialmente le costruzioni possono essere realizzate solo in paglia (autoportanti) o possono avere un telaio in legno e la paglia viene usata per le tamponature. Le prime rappresentano il concetto primordiale di casa di paglia, mentre le seconde sono la naturale evoluzione ingegneristica delle prime. Altri punti a favore di questa tecnica costruttiva sono le elevatissime prestazioni energetiche, la capacità fonoassorbenti e l'alta traspirabilità del materiale che ne conferisce, in abbinamento a intonaci naturali traspiranti, un’assoluta immunità alle muffe e all'umidità.

L'economicità della costruzione è determinata da diversi fattori: facile reperibilità del materiale (spesso a km zero), possibilità di autocostruzione, bassi costi di gestione energetica dell'edificio, minori costi delle materie prime, bassi costi di manutenzione.
Altro mito da sfatare riguarda la durabilità di queste case. Esistono edifici realizzati in paglia che risalgono ai primi dell'800 e che sono attualmente ancora utilizzati (anche edifici pubblici), quindi pienamente efficienti dopo 200 anni.
La realizzazione di una casa di paglia consente di limitare al minimo l'impatto ambientale avvalendosi di materiali per cui viene utilizzata una quantità di energia 200 volte inferiore a quella necessaria per una costruzione in cemento armato.

Nel caso vi venisse in mente di realizzare un edificio in paglia, oltre a una necessaria e approfondita informazione su queste tecniche, è opportuno seguire un corso di formazione sulle modalità costruttive. Un'autorità in tal senso è Stefano Soldati che da diversi anni tiene corsi di costruzione con paglia tramite l’azienda agricola La Boa. Una volta frequentato uno di questi corsi, si formano spontaneamente dei gruppi di lavoro che si impegnano nella costruzione delle case dei componenti del gruppo fornendo uno splendido esempio di mutua collaborazione e solidarietà.

Questo tipo di costruzione può sembrare molto alternativo e anche un po' naif, in realtà è solo molto conveniente, assolutamente salubre ed esteticamente molto gradevole, perché non pensarci...


In questo link troverete un documento molto interessante elaborato dall'Istituto Universitario Architettura Venezia che tratta in modo esaustivo l'argomento.


lunedì 20 gennaio 2014

Fast composting

Il metodo Berkeley è stato messo a punto dal professore Robert D. Raabe dell’università di Berkeley in California e consente di evitare i problemi che si presentano con i metodi compostaggio lenti. Con questa tecnica è possibile ottenere del compost in tempi brevi, circa 2 o 3 settimane. Ci sono diversi fattori e parametri che devono essere controllati per una corretta esecuzione del compostaggio rapido:
·         La velocità di trasformazione aumenta se le dimensioni del materiale da compostare sono intorno al centimetro e mezzo di diametro (max 2,5 cm). Il materiale tenero e ricco di umidità non ha bisogno di essere sminuzzato in pezzi molto piccoli perché la sua velocità di trasformazione è comunque elevata, mentre i materiali legnosi necessitano una frantumazione accurata in pezzi molto piccoli affinché si decompongano molto rapidamente.

mercoledì 15 gennaio 2014

Compostaggio in vaso

Trasformare la sostanza organica che produciamo con gli scarti organici delle nostre cucine è possibile anche se non abbiamo un giardino. Utilizzando alcune tecniche particolari: vermicompostaggio, bokashi, garbage enzymes, compostaggio in vaso, ecc., possiamo ottenere il duplice vantaggio di evitare il conferimento in discarica dei rifiuti organici e di avere a disposizione un ammendante naturale molto efficace per la salute delle nostre piante. Il compostaggio in vaso è una tecnica semplice che non richiede sforzi economici, tranne quello dell'acquisto di un grosso vaso (meglio se in terracotta, ma anche in plastica) che fungerà da compostiera. Il vaso deve avere un'altezza non inferiore ai 50 cm e il fondo deve essere ricoperto da uno strato di ghiaia o pietrame di 5 cm di spessore. Sopra il ghiaietto si deve stendere uno strato di circa 10 cm di terra fertile, meglio se mista a compost fresco. Una buona alternativa è andare in un bosco e prelevare un po' di terriccio ricco in humus e microrganismi. A questo punto possiamo cominciare a inserire uno strato di scarti di cucina (circa 5 cm), realizzato questo strato lo ricopriamo accuratamente con il terriccio di sottobosco o con terreno vegetale (lo stesso materiale del primo strato) e innaffiamo in modo da conferire la giusta umidità. Il successivo strato (sempre 5 cm) sarà costituito da scarti ricchi in carbonio (foglie secche, paglia, rametti sminuzzati  ricoprendolo sempre con terriccio e innaffiando al termine della stratificazione. Il ciclo ricomincia da capo: scarti verdi - terriccio - scarti marroni - terriccio, ricordandosi sempre di innaffiare una volta terminato il doppio strato scarti-terriccio. 
pot composting
Sezione di un vaso per il compostaggio
Per assicurare la giusta quantità di ossigeno possiamo realizzare dei buchi che attraversano gli strati (con un bastone), oppure inserire (prima di riempire il vaso con gli scarti) dei tubi in plastica bucherellata del diametro di circa 2 cm. Inoltre, quando realizziamo la stratificazione dobbiamo evitare di compattarla in modo da assicurare sempre una certa quantità di ossigeno tra le particelle che favorirà il processo di compostaggio ed eviterà l'instaurarsi di processi anaerobici putrefattivi. Una volta esaurito lo spazio del vaso si può lasciare il tutto a maturare per il tempo necessario alla trasformazione e si ricomincia il ciclo con un altro contenitore. Quindi la soluzione ottimale è avere a disposizione due vasi da utilizzare in maniera alternata.
Per evitare insetti molesti è opportuno ricoprire il vaso con un sottovaso in plastica di dimensioni uguali o maggiori dell'apertura del vaso. Alla base del vaso si può mettere un contenitore ( o un normale sottovaso) che raccoglierà il liquido drenato internamente che possiamo utilizzare (diluito) come fertilizzante.
Se tutto è stato correttamente realizzato non si svilupperanno odori molesti e nel giro di quattro-sei mesi il compost sarà pronto.





martedì 14 gennaio 2014

Compostaggio in buca o trincea

trench composting
Schema di compostaggio in trincea su base triennale


Il compostaggio in buca o trincea (pit/trench composting) è forse il modo più semplice e veloce per compostare gli scarti alimentari e del giardino. Basta scavare il terreno per una trentina di cm (con un diametro uguale alla profondità), mischiare gli scarti di cucina con parte della terra scavata (accelera il processo di trasformazione) e, infine, utilizzare la restante parte di terra per ricoprire il tutto senza compattare il terreno e badando a ricoprire tutti gli scarti. La velocità di trasformazione in compost dipende da diversi fattori: composizione e struttura del suolo, quantità di microrganismi presenti, temperatura e tipologia del materiale da decomporre. Questo metodo può essere effettuato in maniera casuale, scavando piccole buche nel terreno, oppure può essere organizzato secondo un sistema ben preciso. Un esempio è quello di sviluppare delle buche lungo la linea di gocciolamento degli alberi, oppure utilizzare una modalità molto diffusa in Inghilterra e per questo chiamata sistema inglese, il metodo è chiamato compostaggio in fossa o trincea, ma è conosciuto anche come compostaggio verticale e si basa su una rotazione delle trincee su base triennale. Si divide l'area destinata al compostaggio in tre filari, il primo filare viene utilizzato scavando una trincea di 30 cm di profondità e 30 cm di larghezza dove verranno seppelliti i nostri scarti alimentari. Il secondo filare è destinato al camminamento, mentre nel terzo filare saranno piantumate le piantine dell'orto o del giardino. Il secondo anno si effettua la prima rotazione, piantando gli ortaggi nel filare destinato al camminamento nel primo anno e utilizzando il filare dove erano state coltivate le piante (quindi con il terreno impoverito) per scavare la trincea di compostaggio. Infine, il terzo anno vede lo spostamento della trincea nel filare centrale (precedentemente destinato a camminamento e piantumazione), le piante vengono coltivate nel filare esterno che era stato utilizzato il primo anno per il compostaggio (ormai ricco di sostanze nutritive derivanti dal compostaggio) e il terzo filare esterno verrà ovviamente sfruttato come percorso calpestabile. Ovviamente alla fine del triennio tutto ricomincia dall'inizio.

martedì 7 gennaio 2014

Mosche della frutta nel compost

L’interno della compostiera è colonizzato da diverse forme di vita, moltissime utili alla trasformazione altre moleste e dannose. Abbiamo visto in un precedente post come distinguere le larve di cetonia, utilissime alla realizzazione di un compost di ottima qualità (hanno praticamente la stessa funzione dei lombrichi), da quelle di maggiolino che invece sono dannose in quanto si nutrono di apparati radicali. Adesso spostiamo la nostra attenzione sulle mosche della frutta. La compostiera rappresenta una vera e propria pacchia per questo dittero che trova cibo in abbondanza, non è raro aprire la compostiera e osservare una vera e propria nuvola di mosche della frutta che sciama attorno agli scarti in decomposizione. Se per il compost questo insetto non rappresenta un pericolo, dobbiamo però pensare in prospettiva che tutte queste mosche andranno a colonizzare i frutti degli alberi nelle vicinanze, creando danni rilevanti alla frutta tramite la deposizione delle uova e lo sviluppo delle larve all'interno della polpa. Per limitare il proliferare di questi insetti si può preparare una trappola molto semplice, basta infatti comprare le strisce adesive di colore giallo che vendono nei consorzi agrari o nei negozi di giardinaggio.
Strisce adesive per insetti (fonte gmrtrading)
 Il colore di queste strisce rappresentano un richiamo cromatico molto forte per le mosche della frutta (è il colore di molti frutti maturi) che restano intrappolate nella colla e vengono in questo modo decimate. Nel caso della compostiera basta appendere un pezzo di questi fogli adesivi a metà dello spazio vuoto del contenitore, in brevissimo tempo tutto le mosche resteranno appiccicate al foglio e non potranno nuocere ai vostri alberi. Tra l’altro essendo lo spazio interno molto limitato, l’efficacia è totale e quasi immediata. Possiamo usare questo metodo in tutte le compostiere chiuse (comprese le vermicompostiere), ma anche all'aperto, in prossimità dei cumuli di compostaggio, possiamo mettere dei paletti con questi fogli adesivi e limitare i danni di questo insetto. In alternativa possiamo costruire una trappola per mosche, semplicemente utilizzando una bottiglia di plastica tagliata a circa 2/3 della sua lunghezza. Rivoltiamo la parte superiore della bottiglia e la incastriamo in quella inferiore (fissandola con del nastro adesivo). Versiamo all'interno della trappola una soluzione zuccherina (acqua e zucchero di canna o miele) e poniamola all'interno della compostiera. Le mosche entreranno nella trappola attraverso l'imboccatura e rimarranno intrappolate.

Amsterdam: una città a misura di ape

Il declino inesorabile delle popolazioni di insetti a livello mondiale viene ormai considerato il prodromo di una vera e propria estinzione...