lunedì 27 novembre 2017

L’Azolla, un’utilissima infestante che (forse) ci salverà


Fonte wikipedia
Perdonate l’ossimoro ma l’azolla è la perfetta sintesi di quanto affermato nel titolo: utilissima e infestante. Togliamoci subito il dente dolente dicendo che questa felce galleggiante è assolutamente invadente e non è il caso di introdurla in qualunque biotopo naturale (a meno che non sia il suo), infatti, se non viene gestita in modo accurato ed intelligente colonizza molto rapidamente l’intero specchio d’acqua dove viene introdotta. Il dubbio che vi ha colto prontamente è legittimo: quando mai il genere umano ha gestito intelligentemente una qualsivoglia cosa negli ultimi duemila anni? Avete ragione, ma con questa minuscola pianticella forse vale la pena di provarci.

lunedì 6 novembre 2017

Mark e il suo vernmenting, un nuovo modo di fare lombricompostaggio

Mark è un solare e simpatico signore americano, pieno di inventiva e voglia di fare, che a forza di sperimentare ha messo a punto un sistema per trasformare la sostanza organica in humus. Il motore della sua invenzione sono i lombrichi. Cosa c'è  di strano direte, i lombrichi sono utilizzati da milioni di persone per trasformare gli scarti in humus. In realtà Mark ha trovato il modo di fare un vermicompostaggio abbastanza innovativo. In primo luogo utilizza dei contenitori cilindrici chiusi, in particolare sono dei secchi leggermente modificati con un tubo per la ventilazione interna. Ma il vero elemento nuovo è l'avviamento e la gestione della lombricompostiera. Mark tritura finemente gli scarti, ottenendo una vera e propria pappa, poi prende una manciata di questa crema e l'avvolge in un foglio ripiegato di carta di giornale in modo che la carta non si rompa a contatto con l'umidità degli scarti. A questo punto prende questo rotolo e lo mette in fondo al secchio, il passo successivo è quello di fare altri rotoli e completare un primo strato di palle di carta di giornale ripiene di “crema di scarti”. Prima di passare allo strato successivo,  Mark ricopre il primo strato con qualche manciata di terriccio prelevato da un bosco che lui chiama DUFF (Detritus Under Forest Floor). A questo punto passa al successivo strato, ripetendo la coppia di strati rotoli-humus fino a quasi colmare il secchio,  completato l'ultimo livello di humus, Mark prende un paio di manciate di lombrichi e li inocula nella lasagna, chiude il tutto e mette da parte il secchio per riaprirlo dopo qualche mese ottenendo così la completa trasformazione degli scarti in vermicompost e un gran numero di lombrichi. In pratica, Mark, fornisce al sistema tutto il necessario in un'unica soluzione: azoto (la crema di scarti), carbonio (la carta dei giornali), i microorganismi per avviare e mantenere in vita il sistema (il terriccio di sottobosco), e ovviamente i lombrichi. Il sistema non l'ho ancora provato ma non ho dubbi sulla sua efficacia e presto lo proverò, i vantaggi che ad un primo esame si palesano rispetto ai metodi tradizionali, sono: l'abbattimento degli insetti tipo mosca della frutta che spesso infestano le compostiere (che pur non inficiando la salute dei lombrichi e del compost sono comunque fastidiose) e l'assoluta assenza di operazioni di manutenzione e alimentazione dei lombrichi. Il reattore viene messo da parte e controllato di tanto in tanto in modo da verificare che i lombrichi stiano facendo il loro lavoro. Un altro vantaggio è il fatto che questo metodo risulta assolutamente adatto all’utilizzo in appartamento visto che non occupa spazio, non rilascia odori e non produce insetti. Con questo metodo Mark trasforma tutti gli scarti vegetali, ma anche tutto quello che è organico (carcasse di piccoli animali, residui di lavorazioni,  deiezioni di animali domestici, ecc.) e lo utilizza nel suo sistema di coltivazione verticale. Il video che allego è abbastanza esplicativo anche per chi non parla inglese, Mark ha anche una pagina facebook (EVE growing), quindi se volete approfondire e chiedere informazioni sul metodo, lui è sempre disponibile e cordiale. 


giovedì 14 settembre 2017

Distillazione domestica for dummies: il rosmarino


Gli oli essenziali sono utilissimi in tantissime situazioni, dalla cosmesi alla medicina, alla cura del corpo e dei nostri animali fino alla pulizia della nostra casa. Purtroppo, se proprio vogliamo trovare un lato negativo all'utilizzo degli oli essenziali, questo è il loro costo, non proprio accessibile a tutti. Sia ben chiaro, il prezzo elevato è assolutamente giustificato dalla difficoltà nell'estrazione dell’essenza, un buon olio essenziale biologico può costare diverse decine di euro (pochi ml) e anche considerando che se ne utilizzano poche gocce, rappresenta sempre una spesa che non tutti sono in grado di affrontare con leggerezza. La notizia positiva è che l'estrazione degli oli essenziali è comunque alla portata di tutti, basta conoscere le basi della distillazione in corrente di vapore e comprare un piccolo distillatore o addirittura autocostruirlo. Io ho optato per l'acquisto e ne ho comprato uno “entry level” per fare i primi esperimenti con le essenze che coltivo o che posso raccogliere in giro in campagna.

lunedì 4 settembre 2017

The Trump forest: dove l'ignoranza fa crescere gli alberi

Tutti sappiamo che il presidente Trump non è esattamente un amante della natura. Lo dimostrano questi primi mesi del suo mandato in cui ha smantellato la commissione sui cambiamenti climatici, ha ritirato gli Stati Uniti dagli accordi di Parigi, ha cancellato 8 anni di politiche a favore delle rinnovabili del suo predecessore e ha virato a 180° verso una politica a favore delle sorgenti fossili di energia, senza trascurare decine di atti presidenziali, dichiarazioni e messaggi vari che non hanno certo evidenziato una sensibilità ambientale fuori dal comune.
Trump è evidentemente un negazionista ambientale e purtroppo il suo operato, presente e futuro, avrà un'impronta importante e indelebile sul nostro pianeta. Per questo motivo, tre ragazzi neozelandesi hanno calcolato l'impatto ambientale che avrà il nuovo corso presidenziale sul nostro amato globo terracqueo ed hanno deciso di mettere in moto una risposta a livello globale per contrastare gli effetti dell'aumento di emissioni causato dalle scellerate decisioni del nuovo presidente americano. L'idea è quella di realizzare un'intera foresta dedicandola al presidente americano o meglio all'ignoranza che ha contraddistinto il suo operato fino ad oggi.
Il progetto si chiama the Trump forest e l'obiettivo dichiarato è quello di raccogliere fondi ed impiegarli tutti (senza alcun guadagno) nell'acquisto di alberi e nella loro piantumazione: una foresta collettiva e diffusa, senza limiti o confini. Il progetto ha raccolto in poco più di 5 mesi 85.000 $ e sono stati già piantati più di 669.000 alberi.
 I tre attivisti hanno calcolato che per contrastare le emissioni che le devastanti politiche energetiche di Trump provocheranno sarà necessario piantare qualcosa come 10 miliardi di alberi che più o meno occuperanno una superficie pari a quella dello stato americano del Kentucky. Daniel, Jeff e Adrien hanno iniziato dalla Nuova Zelanda, dove sono stati piantati circa un migliaio di alberi, ma il loro progetto ha un respiro molto più ampio perchè destinato a tutto il pianeta ed il numero di donazioni (più di 1200) sembra certificare il successo della loro iniziativa che è diventata virale in tutto il mondo. Sul loro sito è possibile visionare lo stato di avanzamento del progetto, le donazioni e le diverse iniziative locali che sostengono questa operazione globale. Una cosa è certa, il presidente non sarà certo contento della breve, ma efficace, dedica del trio di attivisti che si legge all'apertura del sito:
TRUMP FOREST: WHERE IGNORANCE GROWS TREES.



venerdì 17 marzo 2017

Le erbe per migliorare il compost - poster

In allegato un poster con tredici erbe da introdurre nel vostro compost per migliorarne le caratteristiche. Per ogni pianta sono spiegati i benefici apportati alla struttura e/o composizione del compost. Il poster è in formato A2 e si può stampare su stampante, plotter o in tipografia.

L'argomento era stato già trattato nel seguente post 13 erbe per migliorare il compost


giovedì 2 febbraio 2017

Sa paradura un'usanza sarda che ci infonde speranza

Di luoghi comuni sui sardi, si sa, ce ne sono tanti: orgogliosi, testardi, selvatici, silenziosi, permalosi e tanti tanti altri. Quanto siano fondati e quanto sia solo frutto di pregiudizio è questione difficile da dirimere, una cosa però mette d’accordo tutti: la grande e indubitabile generosità di questo popolo. Tante sono le lezioni di vita e civiltà che sono venute dalla Sardegna e questa è una delle più belle ed attuali. Un gruppo di pastori sardi ha deciso di inviare un migliaio di capi ovini ai loro colleghi della zona di Cascia che stanno perdendo i loro animali a causa del freddo e della neve e soprattutto a causa dello stato italiano che non ha impedito questa mattanza di bestiame inviando le più volte promesse stalle provvisorie. D'altra parte, cosa aspettarsi da uno stato che lascia le persone al freddo e al gelo a sei mesi dal terremoto e che per consegnare 25 casette in legno (quando ce ne vorrebbero centinaia) organizza una riffa di paese. Se già i diritti delle persone sono calpestati e vilipesi, pretendere che lo stato si prenda cura degli animali è pura illusione! Viviamo purtroppo in una realtà distopica, ma in questi frangenti così difficili ci sono però segnali che scaldano il cuore, come la suddetta iniziativa di questi pastori, un atto di mutualità che in lingua sarda è chiamata sa paradura.

Amsterdam: una città a misura di ape

Il declino inesorabile delle popolazioni di insetti a livello mondiale viene ormai considerato il prodromo di una vera e propria estinzione...