domenica 3 aprile 2016

Le tante stranezze e bellezze dell'Armadillidium vulgare (Porcellino di terra).

Certe volte è incredibile come qualcosa che abbiamo sempre sotto gli occhi assuma un significato e un’importanza diversa non appena si approfondisce un po’ la sua conoscenza. Io non potevo certo immaginare che l’Armadillidium vulgare, un simpatico animaletto che spesso vedo in giardino e che tutti noi abbiamo incontrato almeno una volta nelle nostre case potesse essere così interessante e utile per la natura e per l’uomo. Un grande scrittore italiano del 900, Tommaso Landolfi, in un romanzo, ne fa una descrizione non troppo onorevole: lo descrive come un’anima in pena che ama grufolare sotto i mucchi di foglie e nei posti umidi e si chiede cosa porti questo animaletto a entrare nelle nostre case visto che la maggior parte delle volte lo attendono suole di scarpe e insetticidi. Landolfi utilizza il porcellino di terra come figura retorica per descrivere il suo stato d’animo e la sua inquietudine, ma questo non intacca minimamente la reputazione molto positiva che gli scienziati hanno costruito con molti studi in questi ultimi anni. L’animale in questione è anche un compendio di curiosità e stranezze da fare invidia a un film di Tim Burton. 
Per prima cosa è uno dei pochi animali che non ha problemi con l’ammoniaca, quindi non ha bisogno di espellerla tramite le urine (e infatti l’armadillidium non urina). L’ammoniaca viene espulsa in forma gassosa dalla corazza che risulta permeabile a questo gas. Una cosa curiosa è che la maggior parte di quelli che vedono questo animale pensano sia un insetto: errore, è un crostaceo, anzi è il più fulgido esempio di colonizzazione terrestre di questo subphylum (crustacea) che annovera organismi quasi esclusivamente acquatici (di acqua dolce e salata).
Il porcellino di terra ha mantenuto un punto di contatto con i suoi parenti acquatici: una stretta affinità per l’acqua; se trovate un porcellino di terra potete stare certi che quel posto è molto umido. Ma questa non è l’unica attinenza con la parentela acquatica, infatti questi isopodi respirano attraverso delle branchie e per funzionare al meglio questi organi devono operare in presenza di una forte umidità, per questo motivo l’armadillidium lo troverete esclusivamente in posti molto umidi. Voi direte: ha le branchie, vive in posti molto umidi, ma se lo metto direttamente in acqua che succede? Muore. Si muore, perché come abbiamo detto è un animale strano, respira con le branchie ma ha anche i polmoni. Per continuare sul fronte delle stranezze il crostaceo in questione al momento di riprodursi utilizza un marsupio dove le uova si schiudono e dove i piccoli rimangono per qualche giorno, ma questo è niente se consideriamo che il suo ano ha la duplice funzione di espellere gli escrementi e di bere, si proprio di bere, non che non abbia la possibilità di farlo con l’organo dedicato a questa funzione (la bocca), ma per qualche oscuro disegno della natura l’armadillidium può bere anche attraverso il suo ano. Arrivati a questo punto la coprofagia appare la minore delle stranezze, per lo meno ha una spiegazione certa, il porcellino di terra ogni volta che rilascia le sue feci perde un elemento importantissimo per il suo organismo: il rame. L’armadillidium infatti ha il sangue blu, non per discendenze nobiliari, ma per la presenza di rame nel suo sangue (al posto dell’emoglobina ha l’emocianina). Per questo recupera il prezioso minerale rimangiando quello che ha espulso un attimo prima e andando in giro a mangiare anche quella degli altri organismi. Le tante stranezze di questo animaletto non sminuiscono il ruolo primario tra gli organismi decompositori; nei cumuli di compost e nella sostanza organica in decomposizione è un ospite fisso, e senza di lui il risultato finale sarebbe, se non compromesso, molto limitato. L’armadillidium è infatti uno dei pochissimi consumatori di lignina e cellulosa tra la fauna e flora presente nel compost. Senza di lui il processo di compostaggio farebbe molta fatica ad eliminare le parti più dure e resistenti degli scarti vegetali. Come ciliegina sulla torta pare che l’onisco possa essere un’efficace arma contro l’inquinamento, questi animali sono in grado di assimilare i metalli pesanti come rame, zinco, piombo e cadmio e cristallizzarli in depositi di forma sferica nel loro intestino, in questo modo eliminano molti degli ioni metallici tossici dal suolo. Inoltre, a causa della loro elevata tolleranza a questi ioni, prosperano dove altre specie non possono, e promuovono il ripristino dei siti contaminati, accelerando la formazione della sostanza organica. Dulcis in fundo vi dico che i suddetti crostacei sono commestibili, o almeno così ci dice lo scrittore Vincent Holt che nel 1885 ha pubblicato un simpatico volumetto dal titolo “Why not eat insects?” dove descrive le modalità di preparazione e anche alcune ricette.



P.S. Isaac Asimov quando era piccolo metteva una manciata di porcellini di terra in bocca per vedere l’effetto causato sulla sua lingua (pensava provocassero un forte solletico), questo causava giustamente un attacco isterico alla sua povera madre.

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