martedì 9 dicembre 2014

Una pianta dai mille usi: il Vetiver

Come spesso accade la natura ci viene in aiuto per mitigare gli enormi danni che più o meno scientemente arrechiamo alla nostra terra. Il Chrysopogon zizanioides, meglio noto come Vetiver, è una pianta erbacea originaria dell'India, conosciuta dai più per l'olio essenziale molto odoroso utilizzato in profumeria (basti ricordare che è uno dei componenti del famosissimo Chanel n° 5). Nella mitologia orientale era considerata un’erba dalle proprietà benefiche in grado di togliere l’energia negativa, mentre il suo profumo si credeva fosse capace di scacciare gli spiriti maligni: proprio per questo motivo, per molti secoli, si usava intrecciare radici di vetiver insieme ai filati nella fabbricazione di tappeti e nella costruzione di capanne di paglia (link). 
Cespugli di vetiver
Anche se originaria dell'oriente questa pianta, grazie alla sua versatilità nell'adattamento a condizioni pedoclimatiche estreme, ha ormai carattere ubiquitario ed è coltivata per gli utilizzi più svariati in tutto il globo terracqueo. Il vetiver, contrariamente alla maggior parte delle piante che hanno assunto una diffusione mondiale (ad es. l'ailanto), non è assolutamente infestante, ha una bassa germinabilità, non produce stoloni o rizomi e la sua moltiplicazione avviene, nelle varietà utilizzate, tramite divisione vegetativa. Le meraviglie di questa pianta erbacea cominciano dal suo apparato radicale: lo sviluppo è prevalentemente verticale ed assume dimensioni enormi rispetto alla parte aerea della pianta, pensate che un cespo di vetiver alto 50-70 cm (arriva a 150 cm), può avere una lunghezza delle radici anche pari a 4-5 metri (1:5-1:10 rapporto tra parte aerea e apparato radicale), se poi consideriamo che lo sviluppo è prevalentemente verticale, che le radici sono fittissime e fibrose ed hanno una resistenza media alla trazione paragonabile ad 1/6 di quella di un acciaio di media qualità, riusciamo a comprendere come la prima applicazione pensata per questa meraviglia della natura sia stata il consolidamento dei versanti. Le particolari caratteristiche delle radici la rendono perfetta per questa applicazione ingegneristica, si consideri infatti che le radici sono così sottili che si insinuano tra le rocce frantumate e dislocate creando un reticolo di tenuta che blocca l'ammasso consolidandolo sempre di più man mano che le radici si estendono nel sottosuolo. La conformazione cespitosa del fusto e la sua resistenza alle azioni meccaniche (dovuta alla elevata presenza di silice nelle foglie) fa si che le piante, disposte a siepe, svolgano una funzione mitigante dell'erosione superficiale impedendo il ruscellamento e favorendo l'infiltrazione delle acque. Quindi il risultato è duplice e complementare: il consolidamento del versante e l'abbattimento del ruscellamento superficiale che è una delle cause del dissesto, a questo si aggiunga che favorendo l'infiltrazione il vetiver contribuisce alla conservazione delle risorse idriche. Il costo per realizzare un consolidamento del genere risulta molto inferiore a quello delle tecniche tradizionali e i risultati sono spesso molto più efficaci. Già questa applicazione basterebbe per inserire il vetiver tra i migliori amici dell'uomo e dell'ambiente, ma le risorse di questa piantina sono numerosissime e la seconda che andremo ad analizzare è la capacità di depurazione e bonifica dei terreni e delle acque inquinate. Sono centinaia gli studi e gli esperimenti condotti sulle potenzialità del vetiver nel campo della decontaminazione e della rinaturalizzazione di suoli inquinati, le applicazioni vanno dalla contaminazione industriale (idrocarburi, metalli pesanti, carbone), alla contaminazione in campo agricolo (pesticidi), tutti hanno dato ottimi risultati ed hanno spinto la ricerca ad approfondire le possibilità fornite dal vetiver. Le piante hanno la capacità di resistere ed incorporare nella biomassa quantità straordinarie di Azoto, Fosforo, Potassio, Metalli Pesanti, Idrocarburi che sarebbero letali per ogni altra pianta.
Questa particolarità la rende adatta per la messa in sicurezza ed il progressivo disinquinamento di aree intensamente inquinate. La copertura vegetale permanente che si ottiene, riduce al minimo la volatilità degli inquinanti presenti sul terreno impedendo che questi penetrino nelle vie aeree di chi si trova in aree limitrofe e nella catena alimentare (link).
Impianto di fitodepurazione con piantine di vetiver
Qui di seguito una lista non esaustiva degli altri usi del vetiver in giro per il mondo:
Industria: il vetiver ha un alto contenuto di cellulosa (45,8%) quindi può essere utilizzata per la produzione di carta di buona qualità e cartone. In Thailandia vengono prodotti pannalli isolanti a base di vetiver per l'edilizia. Inoltre, può essere utilizzato per produrre un truciolato di buona qualità.
Energia: dagli scarti del vetiver, attraverso un processo di saccarificazione e fermentazione (SSF tecnique)  si produce etanolo limpido e di buona qualità con una produzione pari al 13% in peso.
Artigianato: per millenni le fibre di questa pianta sono state utilizzate per produrre ceste, contenitori, tappeti, borse, cappelli e persino recipienti per l'acqua (mescolando le fibre di vetiver con l'argilla).
Edilizia: oltre ai pannelli isolanti, le balle di paglia di vetiver sono ottime isolanti e con un'elevata resistenza al fuoco, inoltre, sono totalmente libere da insetti grazie al repellente chimico naturale prodotto dalle sue stesse foglie. Dalla cenere delle foglie si produce un cemento con buone caratteristiche meccaniche. Tradizionalmente in Asia, le foglie venivano impiegate per la costruzione dei tetti. All'interno dei mattoni di argilla prodotti a mano per fabbricare le case in Senegal vengono inserite fibre di vetiver per evitare le lesioni e le rotture durante l'essiccazione.
Alimentari: in India l'essenza di vetiver viene utilizzata per aromatizzare gelati, sciroppi e bevande. La radice viene utilizzata per preparare bevande rinfrescanti.
Medicina: dal vetiver si produce un olio terapeutico utilizzato per bilanciare l'attività delle ghiandole sebacee, come olio emolliente e come rimedio per l'acne oltre che per le rughe e le smagliature. Come infuso è stato dimostrata l'efficacia in molti disturbi di origine nervosa (insonnia, ansia, ecc). Le applicazioni vanno ben oltre quelle descritte: febbre, lombalgie, emicranie, irritabilità di stomaco, cistifellea, diabete, reumatismi fino alla cura dei tumori sono le applicazioni del vetiver nella medicina tradizionale orientale.
Profumeria: l'olio essenziale veniva utilizzato per la produzione di profumi e di fragranze utilizzate nei potpourri, saponi, cere aromatizzate e oli per la pelle. Attualmente, visto l'avvento dei prodotti di sintesi industriale nel campo della profumeria, l'uso della radice di vetiver ha perso parte della sua importanza.
Foraggio: le giovani piantine possono essere utilizzate come foraggio per il bestiame o come cibo negli allevamenti di pesce. Le piante più grandi presentano qualche inconveniente, innanzitutto hanno valori nutritivi più bassi delle altre piante utilizzate come foraggio, inoltre, sono abbastanza dure perché presentano elevati tenori di silice.  A questi elementi negativi fanno da contraltare alcuni aspetti positivi tutt'altro che trascurabili: il contenuto ottimale di carboidrati strutturali e di proteine grezze. La conclusione ovvia è che il vetiver può essere utilizzata come foraggio miscelata con altre piante che ne completino le proprietà nutrizionali.
Coltivazione di funghi: le foglie di questa poliedrica piantina contengono molti composti chimici come la cellulosa, l’emicellulosa, la lignina, proteine grezze, oltre a diversi minerali. Tutto questo rappresenta un ottimo substrato per far crescere i funghi.
Insetticida: è risaputo che questa pianta ha pochissimi nemici. Diversi studi hanno evidenziato che le foglie del vetiver contengono sostanze sgradite agli insetti, acari e ai microrganismi patogeni (ad es. il nootkatone, la stessa sostanza che conferisce aroma e profumo al pompelmo).
Fungicida: per i motivi su esposti la pianta risulta difficilmente attaccabile dai funghi.

Allelopatia: pochissime altre piante riescono a crescere nei pressi di una piantina di vetiver. Il fenomeno per cui una pianta rilascia nel terreno sostanze che inibiscono la crescita e lo sviluppo di piante concorrenti è detto allelopatia o antagonismo radicale e la pianta in questione sfrutta in pieno questa caratteristica. Gli studi eseguiti sono diversi (sulla germinazione dei semi di soia ad es.) e gli scienziati stanno cercando di utilizzare l’olio di vetiver come erbicida naturale.
Infine, non è trascurabile il fatto che questa pianta ha un aspetto gradevole ed è di semplicissima coltivazione, questo ha contribuito alla diffusione del vetiver come pianta ornamentale e con valenza paesaggistica. Una pianta, mille usi diversi, che volete di più?


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