mercoledì 5 agosto 2015

Gelo di melone, come recuperare un'anguria senza sapore



L'anguria a casa mia è stata da sempre considerata un must, i miei ricordi di infanzia, pur scoloriti, si ravvivano al pensiero dell'anguria portata a casa da mio padre. La conservava con cura in frigorifero, fino al raggiungimento della temperatura ottimale e dopo il generoso pranzo domenicale avveniva il rito di apertura del frutto e nel malaugurato caso che l'anguria fosse insapore seguiva un immancabile anatema per l'avventato fruttivendolo che aveva osato buggerare mio padre. In quella funesta circostanza l'intero e succoso frutto finiva paro paro nel cassonetto dell'immondizia con profusione di contumelie nel tragitto casa-cassonetto-casa da parte di mio padre (sempre indirizzate al fruttarolo). Questi episodi sono riemersi dal mare pallido dei ricordi perché ieri ho comprato un'anguria che sembrava promettente, con la sua buccia liscia di colore verde con varie striature e chiazze più chiare; ma già all'apertura, nonostante l'interno di colore rosso acceso, mi sono reso conto che c'era qualcosa che non andava, non si sentiva il profumo solare e zuccherino della polpa della cucurbitacea, al suo posto il nulla assoluto, sembrava di plastica. Decido allora di assaggiarla e, niente, non c'era nulla da fare, il sapore era quello delle famigerate angurie di mio padre: acqua fresca, anzi non era nemmeno fresca perché l'avevamo appena comprata. A questo punto il dilemma era: prendo quattrochiliduecentocinquanta grammi di cocomero e lo getto nell'immondizia, anzi nel compost, oppure cerco qualche modo per utilizzare l'insipida polpa. Ci voleva qualcosa a base zuccherina, almeno avrebbe dato un sapore a quella pallida copia di un'anguria. Dopo brevissima riflessione ho identificato la ricetta per il recupero culinario del citrullo (beh se non lo sapete citrullus è il nome scientifico dell'anguria): il gelo di melone, ovvero la gelatina o budino di anguria, ricetta tipica della pasticceria siciliana. Le caratteristiche della ricetta riparatoria c'erano tutte: per prima cosa non era elaborata, in questi frangenti sei sempre preso alla sprovvista e serve qualcosa di semplice. Seconda cosa importantissima: nella ricetta lo zucchero viene dosato in funzione della nota zuccherina dell'anguria (in questo caso assente), per cui viene dato un range di peso di zucchero. Ovviamente, il limite inferiore era previsto per angurie inopinatamente dolci, mentre il limite superiore per quelle lisce e senza sapore. Naturalmente, in questo caso ho dovuto utilizzare il limite superiore dell'intervallo. Terza cosa, non meno importante: ERA UN DOLCE!
Una volta realizzata la ricetta mi sono reso conto che a volte non è necessario andare a scovare particolari e ricercate ricette di eco-cucina, in tanti casi la soluzione sta nella saggezza della nostra storia e della nostra gente. La cucina popolare è evidentemente una cucina antispreco, la gente non poteva certo permettersi di buttare preziose risorse e in cucina cercava di ottenere il minimo sfrido, utilizzando tutte le parti degli ingredienti e cercando di recuperare quelli che magari non erano di prima qualità come la mia anguria.
Il gelo di melone è venuto buonissimo, lo zucchero ha risvegliato l'umore dolce dell'anguria che ha ricordato di avere un profumo, ho evitato di buttare nella spazzatura quasi cinque chili di cocomero e mi sono sollazzato con un dolce straordinario della tradizione siciliana. Per tutti questi motivi questa ricetta assurge a regina per un giorno della cucina di riparazione. Ecco a voi la ricetta del gelo di anguria o gelo di melone o meglio ancora, come dicono a Palermo, gelo di mellone con due elle.

Ingredienti
  • Un litro di succo di anguria
  • 100-200 g di zucchero (in base alla dolcezza naturale del succo)
  • 90 g di amido di frumento
  • Cannella in polvere q.b.
  • Pistacchi tritati q.b.
  • Gocce di cioccolato (facoltative)
  • Zuccata a dadini (facoltativa)


Tagliare a pezzi un’anguria e passarla fino a estrarne un litro di succo. Filtrare il succo per eliminare i semi e versarlo poco per volta in una pentola, mescolandolo all’amido di frumento setacciato fino a ricavare una crema liquida.
Unire al composto lo zucchero, porre la pentola sul fornello a fiamma moderata e mescolare con cura fino a quando il gelo di anguria non si addenserà e assumerà un colorito più intenso (10-15 minuti).
Trascorso questo tempo, togliere il gelo dal fuoco e metterlo a raffreddare in un altro recipiente. Quando sarà diventato sufficientemente freddo unirvi la zuccata a dadini e le gocce di cioccolato e versare il tutto in delle coppette.
Fare raffreddare il gelo di anguria in frigorifero per il tempo necessario affinché assuma più o meno la consistenza di un budino e infine guarnire con una spolverata di cannella, qualche altra goccia di cioccolato e la granella di pistacchio prima di servire. Ci sono diverse varianti nella guarnizione in base alla zona e alla tradizioni locali, granella di mandorle, chiodi di garofano, fiori di gelsomino, l'acqua di fiori di arancio o gelsomino, granella di pistacchi e anche canditi.
Ricetta tratta da www.dolcisiciliani.net

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