Certe volte è incredibile come
qualcosa che abbiamo sempre sotto gli occhi assuma un significato e
un’importanza diversa non appena si approfondisce un po’ la sua conoscenza. Io
non potevo certo immaginare che l’Armadillidium
vulgare, un simpatico animaletto che spesso vedo in giardino e che tutti
noi abbiamo incontrato almeno una volta nelle nostre case potesse essere così
interessante e utile per la natura e per l’uomo. Un grande scrittore italiano
del 900, Tommaso Landolfi, in un romanzo, ne fa una descrizione non troppo
onorevole: lo descrive come un’anima in pena che ama grufolare sotto i mucchi
di foglie e nei posti umidi e si chiede cosa porti questo animaletto a entrare
nelle nostre case visto che la maggior parte delle volte lo attendono suole di
scarpe e insetticidi. Landolfi utilizza il porcellino di terra come figura
retorica per descrivere il suo stato d’animo e la sua inquietudine, ma questo
non intacca minimamente la reputazione molto positiva che gli scienziati hanno
costruito con molti studi in questi ultimi anni. L’animale in questione è anche
un compendio di curiosità e stranezze da fare invidia a un film di Tim Burton.
Per prima cosa è uno dei pochi animali che non ha problemi con l’ammoniaca,
quindi non ha bisogno di espellerla tramite le urine (e infatti l’armadillidium
non urina). L’ammoniaca viene espulsa in forma gassosa dalla corazza che
risulta permeabile a questo gas. Una cosa curiosa è che la maggior parte di
quelli che vedono questo animale pensano sia un insetto: errore, è un crostaceo,
anzi è il più fulgido esempio di colonizzazione terrestre di questo subphylum
(crustacea) che annovera organismi quasi esclusivamente acquatici (di acqua
dolce e salata).