lunedì 27 novembre 2017

L’Azolla, un’utilissima infestante che (forse) ci salverà


Fonte wikipedia
Perdonate l’ossimoro ma l’azolla è la perfetta sintesi di quanto affermato nel titolo: utilissima e infestante. Togliamoci subito il dente dolente dicendo che questa felce galleggiante è assolutamente invadente e non è il caso di introdurla in qualunque biotopo naturale (a meno che non sia il suo), infatti, se non viene gestita in modo accurato ed intelligente colonizza molto rapidamente l’intero specchio d’acqua dove viene introdotta. Il dubbio che vi ha colto prontamente è legittimo: quando mai il genere umano ha gestito intelligentemente una qualsivoglia cosa negli ultimi duemila anni? Avete ragione, ma con questa minuscola pianticella forse vale la pena di provarci.
L’Azolla è una piccola felce galleggiante originaria del Nord America, la sua caratteristica più evidente è l’enorme tasso di crescita che rappresenta un record nel mondo vegetale, è capace infatti di raddoppiare la sua massa in meno di due giorni, ora capite che con una potenza riproduttiva così elevata l’azolla può ricoprire in lassi di tempo brevissimi interi bacini, anche di grandi dimensioni, ovviamente trovando le condizioni ottimali per il suo sviluppo (che comunque spaziano in ampi range parametrici). Altra caratteristica riconosciuta è quella di essere una pianta azotofissatrice, rendendo la biomassa derivata un ottimo concime ricco in azoto a bassissimo prezzo di produzione e senza i costi ambientali dovuti alla produzione industriale dei fertilizzanti. Questa peculiarità è conferita a questa pianta dalla simbiosi con un ciano batterio (Anabaena azollae) che vive all’interno delle cavità formate dal lato superiore della foglia della felce, ed è in grado di fissare l’azoto atmosferico rendendolo così biodisponibile. A questa abilità di fissare l’azoto si unisce anche quella di sequestrare l’anidride carbonica e anche qui parliamo di quantità massicce (potenziali 55-60 Tonn/ettaro/anno, osservate 35 tonn/ettaro/anno), e quando dico massicce intendo dire che questa pianta potrebbe avere, virtualmente, la capacità di mutare le condizioni climatiche del nostro pianeta (effetto climalterante) sequestrando nei suoi tessuti il gas più temuto negli ultimi 50 anni da tutti gli scienziati e capi di stato (tranne Trump che evidentemente vive su un altro pianeta). Questa affermazione, ormai acquisita e consolidata dal mondo scientifico, è supportata da numerosi studi condotti da diverse equipe di geologi al polo Nord che hanno dimostrato che 55 milioni di anni fa questa specie di felce ha avuto un ruolo da protagonista assoluto nella storia del nostro pianeta (conosciuto come l’evento dell’Azolla). La diffusione pervasiva di questa felce a queste latitudini estreme, favorita dalle condizioni climatiche e da 20 ore di luce solare giornaliere, ha fortemente influenzato il clima terrestre di allora, catturando, in un momento in cui i gas serra erano massicciamente presenti, la metà dell’anidride carbonica disponibile in atmosfera, conferendo una diversa impronta evolutiva alla biosfera dell’Eocene. In pratica, l’enorme diffusione di Azolla ha trasformato il pianeta, che fino a quel momento era stato caldissimo, in un’enorme ghiacciaia, dando il via ad un assetto climatico profondamente diverso e ad un differente percorso evolutivo. Chiaramente, le condizioni che si sono verificate in quel momento erano molto particolari, la CO2 è rimasta intrappolata perché le felci, concludendo il proprio ciclo vitale, affondavano nelle profondità dell’oceano artico in condizioni anossiche, questo ha impedito la decomposizione e la restituzione dell’anidride carbonica in atmosfera creando un vero e proprio serbatoio di CO2 cristallizzato nei sedimenti artici, che è quello scoperto dalle spedizioni di ricerca analizzando le carote estratte dalle perforazioni eseguite al polo Nord. Come si può evincere da quanto detto, tra le altre qualità di questo superorganismo c'è quella dell’adattabilità in acque a salinità abbastanza elevata, anche se stiamo parlando di una salinità dei mari dell’Eocene che non doveva essere molto alta cause delle continue piogge tropicali.  Tra l’altro il sequestro dell’anidride carbonica è argomento attuale e di forte interesse per tentare di arginare la crescita parossistica di questo gas nell’atmosfera terrestre, per questo motivo l’azolla è tornata a far parlare di se negli ambienti scientifici. L’utilizzo dell’Azolla, se eseguito in modo controllato (bacini chiusi artificiali, saline in disuso, bacini utilizzati per produrre energia elettrica e tanto altro) è decisamente molto più economico delle altre soluzioni proposte. Il problema di cristallizzare la CO2 per non restituirla all’atmosfera potrebbe essere risolto producendo biochar con le spoglie dell’azolla e stoccandolo sottoterra ad esempio in miniere in disuso.
L’interesse e l’utilizzo di questa felce non è recente, il potenziale di questa pianta era conosciuto già diversi secoli fa in tutta l’Asia, dove veniva utilizzata come mangime per il bestiame e come biofertilizzante nella produzione del riso, adesso però gli ultimi studi testimoniano che l’Azolla potrebbe essere una chiave biologica cruciale per risolvere una grande quantità di problemi. È ormai assodato che la felce in questione può essere utilizzata per contenere la diffusione delle zanzare e di altri insetti che depositano le loro uova in acqua, infatti è stato calcolato che la deposizione delle zanzare in acqua diminuisce fino al 95% in bacini tappezzati con azolla che non a caso è comunemente chiamata mosquito fern per la sua capacità di limitare la diffusione delle zanzare. Per questo motivo l’azzolla è una delle armi più efficaci per contrastare la diffusione di malaria e del virus zika in diversi paesi tropicali e sub tropicali. La riduzione delle popolazioni di zanzare può essere migliorata con l'aggiunta di pesci d'acqua dolce, come la carpa o la tilapia, che si nutrono di larve di zanzara e piante di azolla, fornendo una fonte locale e rinnovabile di cibo ad alto contenuto proteico. Tra l’altro la presenza di Azolla sulla superficie dei corpi idrici non ha un effetto negativo sulla qualità dell'acqua, anzi, ha un effetto benefico migliorandone le caratteristiche.
Un altro campo applicativo è quello dei biocarburanti, molte organizzazioni internazionali supportano l’uso dell’azolla come potenziale fonte di biocarburanti perché a differenza di altre tipologie di coltivazioni non sottrae terreno potenzialmente coltivabile per scopi alimentari e soprattutto non è una pianta destinabile al consumo umano come ad esempio il mais che viene utilizzato per produrre biocarburanti, invece di essere destinato al mercato alimentare. Ricordiamo che l’azolla può essere coltivata in vassoi con due centimetri di acqua e che questi vassoi si possono impilare per ottenere uno sviluppo verticale della superficie di coltivazione.

Utilizzata in un bacino chiuso, l'azolla riesce ad ossigenare le acque, contrastare la crescita delle alghe e a limitare l'evaporazione nei mesi estivi, quando tra l’altro raggiunge il culmine della crescita stagionale. Dire che migliora la qualità delle acque in cui viene coltivata non è distante dalla realtà. Certo si potesse anche mangiare sarebbe perfetta! La risposta a questo quesito è che la pianta è certamente commestibile, l’azolla ha un contenuto proteico simile alla soia, se non superiore, ha molti sali minerali, amminoacidi, biopolimeri, è facilissima da coltivare, si riproduce in un batter di ciglia ed è tra le piante prese in considerazione, fin dai primi anni ottanta, per sfamare gli astronauti che colonizzeranno il pianeta Marte o  la Luna. Se proprio vogliamo trovarle un difetto, sembra che l'odore muschiato di questa pianta non sia tra i più  invoglianti, ma pare che la bollitura ne attenui questa sgradevole caratteristica. In questo ambito ci sono diversi gruppi di ricerca che sono al lavoro per  conferire un gusto gradevole ai prodotti alimentari a base di azolla, ma quello che sembra aver trovato la migliore chiave di lettura gastronomica di questo prodotto è Eric Sjödin che ha scritto pure un libro con ricette tutte a base di azolla che vanno dalle zuppe, ai dolci, fino al pane e che penso sarà necessariamente dato in dotazione ai prossimi colonizzatori planetari. In tutti i casi, da quanto emerge dal sito della fondazione dell'azolla, pare che il potenziale di questa felce sia ancora in gran parte inesplorato, solo da poco l'industria farmaceutica si è accorta dell'azolla, ma sembra che diversi studi stiano confermando le sue enormi qualità in diversi campi di ricerca. Altro campo applicativo è  quello ambientale perché l'azolla, oltre ad ossigenare le acque ha un certo potere depurante sulle acque inquinate a cui riesce a sottrarre diversi metalli pesanti, composti del fluoro e nutrienti ( in particolare i fosfati e secondariamente i nitrati) depurandole. In diversi esperimenti è stata, inoltre, rilevata un’ottima capacità di biodegradare la nafta. Insomma, l’azolla se non è la panacea di tutti i mali ci manca proprio poco.
Ah dimenticavo, se non avete un laghetto o uno stagno, la potete mettere persino nel vostro acquario, si perché  è anche un’apprezzata pianta ornamentale in acquarofilia e difatti la potete facilmente trovare nei negozi di acquari se non volete acquistarla via internet. Trovate tutte le informazioni sull’azolla sul sito della fondazione www.theazollafoundation.org.

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