mercoledì 28 marzo 2018

Cosa succederebbe se l'America diventasse improvvisamente vegana?

Secondo il Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti, più di 41 milioni di americani sarebbero a rischio alimentare. Questo dato ci dice che una consistente fetta della popolazione americana potrebbe avere serie difficoltà a mettere insieme il prossimo pranzo o cena. A portare un messaggio di speranza ci ha pensato l'Accademia Nazionale delle Scienze che secondo un rapporto pubblicato recentemente suggerisce che l’intero paese potrebbe tranquillamente essere sfamato se solo si concentrassero gli sforzi produttivi sulla componente agricola piuttosto che sugli allevamenti.
Se gli agricoltori prendessero tutto il terreno attualmente destinato all'allevamento del bestiame e lo usassero per coltivare piante, potrebbero garantire un volume di cibo in grado di sostenere più del doppio delle persone attualmente rifornite. Il prof. Milo e la sua equipe di scienziati hanno esaminato le abitudini alimentari degli americani e la produzione agricola nell'arco di tempo compreso tra il 2000 e il 2010, considerando una media della popolazione statunitense di 300 milioni di persone. Con l'aiuto di appositi software hanno virtualmente rimosso dalla dieta degli statunitensi la carne di maiale, pollo, latticini e uova sostituendoli con alimenti vegetali nutrizionalmente comparabili cioè con la stessa quantità di calorie, proteine, fibre, vitamine e minerali senza aumentare grassi e colesterolo. Un'ulteriore limitazione data al software era che tutto questo doveva essere realizzato con il minor quantitativo possibile di terra. I risultati dello studio prendono come riferimento un'area tipo in grado di produrre 100 grammi di proteine commestibili dalle piante. La stessa identica porzione di terreno usata, invece, per produrre uova, ci restituirà solamente 60 grammi di proteine, cioè una perdita potenziale del 40%. E questo era lo scenario migliore perché  se la stessa area fosse destinata ad allevare polli, produrrebbe 50 grammi di proteine sotto forma di pollame. Se lo destinassimo alle vacche da latte fornirebbe 25 grammi di proteine sotto forma di prodotti lattiero-caseari, ancora peggio con un allevamento di suini che restituirebbe solamente 10 grammi di proteine sotto forma di carne di maiale. Il dato peggiore comunque è quello dell'allevamento dei bovini che ci procurerebbe solamente 4 grammi di proteine sotto forma di bistecche o derivati. A questo punto il prof. Milo e i suoi colleghi si sono addentrati nella questione ipotizzando i diversi scenari che si prospettavano sostituendo ad ogni prodotto di origine animale un’equivalente vegetale e verificando quante persone  in più si sarebbero potute alimentare. Ad esempio nel caso peggiore la sostituzione delle uova con alimenti vegetali con pari proprietà nutrizionali consentirebbe di nutrire almeno un milione in più di persone. Non sono tantissimi direte, aspettate a sbilanciarvi perché questo è solo il caso meno vantaggioso, infatti se al posto delle uova consideriamo l'altro estremo, cioè la sostituzione della carne di manzo con equivalenti alimenti vegetali questo ci porterebbe a soddisfare i bisogni dietetici completi di ben 163 milioni di persone. Questi erano i due estremi del range di prodotti considerati dall'equipe del prof. Milo, nel mezzo troviamo i prodotti lattiero caseari, la cui sostituzione consentirebbe di nutrire 25 milioni di persone in più, i maiali (19 milioni di persone) ed infine i polli da carne (12 milioni di persone).

Secondo i calcoli dei ricercatori, se manzo, maiali, polli, latticini e uova fossero sostituiti da una combinazione equivalente di patate, arachidi, soia e altre piante la quantità di cibo disponibile da consumare aumenterebbe del 120% (in pratica si potrebbero nutrire 400 milioni di persone in più). Se vogliamo renderci conto dell'enormità della questione, consideriamo che la quantità di cibo sprecato negli Stati Uniti per problemi di conservazione o per metodi poco efficienti di produzione si aggira tra il 30% ed il 40% del totale, una quantità  enorme di cibo perduto che rappresenta un enorme cruccio e una sfida impossibile per l'intera umanità. Ebbene, questa enorme quantità di cibo perso sarebbe di gran lunga inferiore di quella che si recupererebbe, senza particolari sforzi, con la sostituzione dei prodotti animali con quelli vegetali. Certamente dal punto di vista economico si avrebbero minori costi sanitari, diretta conseguenza di una migliore alimentazione, e anche minori costi ambientali considerando che ci sarebbe una drastica diminuzione dei gas serra. Certo non sarebbero tutte rose e fiori, anche se una dieta vegana fornisce nel complesso più  nutrienti, i ricercatori hanno osservato che ci sarebbero importanti deficit di vitamina B12 e di altri micronutrienti (che potrebbero essere comunque integrati) e, cosa più importante, lo studio non ha considerato minimamente gli effetti economici di una eliminazione integrale di tutto il comparto economico collegato direttamente ed indirettamente agli allevamenti. 
In tutti i casi, se ancora non sei pronto a diventare vegano puoi comunque pensare di limitare il consumo di carne e derivati animali, un semplice gesto che non comporta particolari sacrifici ma che può portare enormi benefici a te stesso e al tuo pianeta.

Fonti:
Articolo di Karen Kaplan sul Los Angeles Times: 
Pubblicazione Prof. Milo

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