lunedì 23 aprile 2018

L'insosteniblie leggerezza delle cannucce di plastica

Vi sembrerà strano ma uno degli oggetti più  inquinanti in assoluto sul pianeta è la  cannuccia di plastica che adoperiamo nei nostri drink e bevande. Solo negli stati uniti se ne consumano mezzo milione al giorno, se consideriamo tutto il pianeta sitiamo parlando di cifre esorbitanti che superano gli 8 miliardi di pezzi giornalieri. Quello che sembra un innocuo ed irrilevante strumento per aiutarci a sorseggiare le nostre bevande, è in realtà un oggetto altamente inquinante perché oltre ad essere evidentemente un prodotto derivato dal petrolio, non può nemmeno essere riciclato perché è  fabbricato utilizzando plastiche di scarsa qualità (polipropilene). Una cannuccia, una volta esaurito il proprio compito che dura mediamente una decina di minuti, rimane in circolo nell'ambiente per un periodo superiore ai 500 anni e questo capite non è proprio quello che si intende per oggetto ecosostenibile. Certo possiamo fare quasi tutti a meno delle cannucce di plastica ma in realtà ad alcune persone serve veramente, pensiamo ai disabili ad esempio, per molti di loro la cannuccia è uno strumento essenziale e non un ammennicolo irrilevante  e con funzione meramente estetica come per la maggior parte di noi, parliamoci chiaro non è  che a casa usate la cannuccia, eppure bevete lo stesso!
Comunque, per venire incontro alle esigenze di chi
della cannuccia non può farne a meno, siano essi disabili o no, esistono cannucce in diversi materiali assolutamente sostenibili, le bellissime cannucce in bamboo, quelle monouso fatte di carta, ancora meglio quelle in acciaio inossidabile o in vetro che possono essere riutilizzate all'infinito. Esistono anche delle cannucce in plastica compostabile, ma sarebbe meglio evitare di usarle perché è vero che si degradano, ma solo in ambienti particolari come i cumuli di compostaggio e considerando che una parte consistente di cannucce finisce in mare, finirebbero per avere una lunga vita invece di degradarsi rapidamente. Se prendessimo una tonnellata di rifiuti plastici in mare in qualunque parte del mondo e li separassimo per tipologie (cannucce, cotton fioc, recipienti, bottiglie, tappi e così via) dovete sapere che le cannucce sarebbero sempre nei primi cinque posti, eppure questi simpatici e nel contempo irrilevanti oggettini usati per bere sono letali per molti organismi marini in quanto sono facilmente ingeribili. Il 44% degli uccelli marini e il 22% dei cetacei ha ingerito plastica nel corso della propria vita e in un grande numero di casi questi oggetti sono cannucce.  Il problema della plastica negli oceani è così grave che in Inghilterra hanno proposto il bando definitivo di molti oggetti in plastica monouso come ad esempio i cotton fioc, gli agitatori in plastica (e qui si torna alle nostre bevande e cocktail) e anche le cannucce di plastica. Come evitare la galoppante invasione delle cannucce in attesa che anche il nostro paese le metta al bando? Prima di tutto possiamo dire al cameriere, al momento dell'ordinazione, di evitare di aggiungere la cannuccia alla nostra bevanda. Oppure, se proprio non ne possiamo fare a meno, possiamo richiedere una cannuccia fatta di quei materiali di cui abbiamo parlato prima. Incoraggiate i vostri amici e parenti a fare lo stesso e parlate con i gestori dei locali esponendo le vostre ragioni sull’abolizione delle cannucce in plastica cercando di sensibilizzarli al problema. Se la cosa vi può essere di aiuto sappiate che moltissimi gestori di locali in tutto il mondo hanno aderito alle campagne di boicottaggio delle cannucce di plastica (Strawless ad esempio è una di queste).  Se pensate che questo approccio non sia abbastanza efficace vi ricordo che avete in mano una grande arma, più potente della stampa, più forte della politica: siete dei consumatori! Ossia chi ci mette i soldi. Quando si raggiunse la consapevolezza che l'olio di palma rappresentava una minaccia per numerosi ecosistemi oltre che per la salute delle persone, la battaglia per eliminarlo dai prodotti da forno in Italia è stata condotta dai consumatori con un tam tam mediatico “fai da te” a colpi di Facebook e Twitter e questo ha portato la maggior parte dei produttori a sostituire l'olio di palma con oli più salutari sia per l'ambiente sia per i consumatori. Anche negli ultimi giorni abbiamo assistito alla retromarcia di una nota azienda produttrice di pasta che ha dichiarato di voler abbattere la percentuale di grano duro proveniente dal Canada, dopo che una vera e propria battaglia è stata condotta singolarmente dai consumatori che hanno denunciato la presenza di alte percentuali di glifosato in questi grani provenienti dall'estero. Adesso questa azienda ha investito qualcosa come 240 milioni di euro per creare una filiera di qualità italiana per approvvigionarsi del grano duro. Tutto questo è  stato fatto facendo leva sull'unica voce che le aziende ascoltano: il denaro. Dopo una lunga diatriba a colpi di denunce a destra e a manca, alla fine la società per paura di perdere quote di mercato, ha ceduto alle pressioni della propria clientela che chiedeva un prodotto più salutare. In fin dei conti dobbiamo essere consapevoli che insieme siamo una grande forza che può vincere qualunque battaglia e che la politica e le aziende devono necessariamente venire incontro alle istanze di un'umanità che sta prendendo sempre più consapevolezza che non ci sono alternative al pianeta in cui viviamo.

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