venerdì 26 aprile 2013

Un altro mondo è possibile


Mai come adesso si sente la stringente necessità di modificare il modus vivendi della società contemporanea. Il modello basato sulla continua ascesa del PIL ha miseramente fallito. Ci ha trasformato in automi decerebrati degni di un film di Fritz Lang, dedichiamo gran parte della giornata al lavoro, siamo gli schiavi del XXI secolo e il nostro padrone è il denaro. Per lui trascuriamo gli affetti, la famiglia, gli amici. Per il denaro non abbiamo più tempo per socializzare, per fare volontariato, per dedicare un po' di tempo a noi stessi.
Questa spirale vorticosa ha divorato il nostro tempo, e tutto per ottenere soldi, che servono per comprare cose sostanzialmente inutili che non avremo il tempo di usare. Il parossismo consumistico che permea la nostra epoca sta portando alla distruzione il nostro pianeta, ma sta anche mortificando le nostre vite. Il PIL, le banche e una politica che oltre che miope si sta rivelando fortemente presbite ci stanno affondando, stanno spegnendo le speranze di tutti noi. Il denaro ha fatto deragliare le nostre vite e la crisi che morde è la conseguenza della bramosia di potere e soldi che il bulimico mix di banche, politica e multinazionali ha costantemente perpetuato negli ultimi trenta anni. Un cambio di rotta è necessario, una rivoluzione di idee e comportamenti che riporti sui giusti binari questa umanità sempre piú confusa e drogata da una visione di crescita insostenibile. Niente cresce all'infinito, e anche l'economia non si sottrae a questa legge naturale, quindi sostenere che l'unica via di sviluppo delle società è la crescita esponenziale del PIL è quanto meno innaturale. Fare un passo indietro non significa tornare al passato ma prendere consapevolezza che un altro mondo è possibile. Un mondo più giusto e solidale, un mondo pulito e rispettato da una sostenibilità delle attività antropiche non più procrastinabile. Un mondo in cui il lavoro prende il giusto tempo e non ruba all'uomo gli affetti, la conoscenza e la cultura perché una vita senza questi fondamentali pilastri non vale la pena di essere vissuta. La politica nazionale è la diretta conseguenza di una comunità europea che ascolta solo i bilanci e le banche, mentre resta inascoltata l'angoscia e la sofferenza delle persone che vivono un presente difficile e si aspettano un futuro terribile. La speranza di un nuovo inizio, di una nuova era in cui la persona ritorni ad essere baricentrica nel pensiero politico, sociale ed economico non è riposta in una ripresa della crescita della produzione e vendita di beni materiali, ma riparte dalle azioni  dei singoli che devono avere come riferimento il proprio territorio. Lo sviluppo delle economie locali è la risposta alla logica delle multinazionali che ci imbottiscono di prodotti scadenti e lasciano le briciole alle economie indigene esportando i loro capitali all'estero. Comprando i prodotti del territorio si aiutano il commerciante e il produttore locale, si aiuta l'ambiente risparmiando carburanti e inquinamento, si migliora il tessuto sociale e si guadagna in salute. D'altra parte anche uno studio condotto in 20 stati africani dalle Nazioni Unite ha evidenziato che l'unico modo possibile per sfamare i 9 miliardi di persone che popoleranno la terra nel 2050 sarà quello di rivolgersi alle economie locali ed in particolare alla produzione biologica a piccola scala. Ripartiamo da questo. Un altro mondo è possibile!

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