Mai come adesso si sente la
stringente necessità di modificare il modus vivendi della società
contemporanea. Il modello basato sulla continua ascesa del PIL ha miseramente
fallito. Ci ha trasformato in automi decerebrati degni di un film di Fritz
Lang, dedichiamo gran parte della giornata al lavoro, siamo gli schiavi del XXI
secolo e il nostro padrone è il denaro. Per lui trascuriamo gli affetti, la
famiglia, gli amici. Per il denaro non abbiamo più tempo per socializzare, per
fare volontariato, per dedicare un po' di tempo a noi stessi.
Questa spirale vorticosa ha divorato
il nostro tempo, e tutto per ottenere soldi, che servono per comprare cose
sostanzialmente inutili che non avremo il tempo di usare. Il parossismo
consumistico che permea la nostra epoca sta portando alla distruzione il nostro
pianeta, ma sta anche mortificando le nostre vite. Il PIL, le banche e una
politica che oltre che miope si sta rivelando fortemente presbite ci stanno
affondando, stanno spegnendo le speranze di tutti noi. Il denaro ha fatto
deragliare le nostre vite e la crisi che morde è la conseguenza della bramosia
di potere e soldi che il bulimico mix di banche, politica e multinazionali ha
costantemente perpetuato negli ultimi trenta anni. Un cambio di rotta è
necessario, una rivoluzione di idee e comportamenti che riporti sui giusti
binari questa umanità sempre piú confusa e drogata da una visione di crescita
insostenibile. Niente cresce all'infinito, e anche l'economia non si sottrae a
questa legge naturale, quindi sostenere che l'unica via di sviluppo delle
società è la crescita esponenziale del PIL è quanto meno innaturale. Fare un
passo indietro non significa tornare al passato ma prendere consapevolezza che
un altro mondo è possibile. Un mondo più giusto e solidale, un mondo pulito e
rispettato da una sostenibilità delle attività antropiche non più procrastinabile. Un mondo in cui il lavoro prende il giusto tempo e non ruba
all'uomo gli affetti, la conoscenza e la cultura perché una vita senza questi
fondamentali pilastri non vale la pena di essere vissuta. La politica nazionale
è la diretta conseguenza di una comunità europea che ascolta solo i bilanci e
le banche, mentre resta inascoltata l'angoscia e la sofferenza delle persone
che vivono un presente difficile e si aspettano un futuro terribile. La
speranza di un nuovo inizio, di una nuova era in cui la persona ritorni ad
essere baricentrica nel pensiero politico, sociale ed economico non è riposta
in una ripresa della crescita della produzione e vendita di beni materiali, ma
riparte dalle azioni dei singoli che
devono avere come riferimento il proprio territorio. Lo sviluppo delle economie
locali è la risposta alla logica delle multinazionali che ci imbottiscono di
prodotti scadenti e lasciano le briciole alle economie indigene esportando i
loro capitali all'estero. Comprando i prodotti del territorio si aiutano il
commerciante e il produttore locale, si aiuta l'ambiente risparmiando
carburanti e inquinamento, si migliora il tessuto sociale e si guadagna in
salute. D'altra parte anche uno studio condotto in 20 stati africani dalle
Nazioni Unite ha evidenziato che l'unico modo possibile per sfamare i 9
miliardi di persone che popoleranno la terra nel 2050 sarà quello di rivolgersi
alle economie locali ed in particolare alla produzione biologica a piccola
scala. Ripartiamo da questo. Un altro mondo è possibile!
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