giovedì 13 febbraio 2014

Lombrichi: un inaspettato aiuto per l'umanità


A volte la soluzione di problemi molto complessi viene inaspettatamente da operazioni molto semplici e poco costose, ad esempio per far fronte a diverse problematiche nel campo dell'inquinamento ambientale sembra che i lombrichi abbiano un notevole potenziale e che possano fornire un contributo notevole con costi bassissimi e risultati assai rilevanti.  Certo questi animaletti hanno doti inaspettate, ma chi poteva pensare che arrivassero ad essere una delle più promettenti soluzioni al fenomeno dell'inquinamento! Per di più sembra che i lombrichi abbiano un uso molteplice nei diversi settori industriali e farmaceutici e costituiscano molto più che una promessa in campo medico.
 Charles Darwin era certamente fiducioso, visto che in numerose occasioni aveva elogiato pubblicamente il lavoro inesausto di questi piccole creature, arrivando a dedicargli anche la sua ultima opera (The formation of vegetable mould through the action of worms, 1881). Ancora prima dello scienziato inglese, aveva tessuto le lodi dei lombrichi il filosofo Aristotele che li definì "l'intestino della terra", lasciando intendere come questi esserini, tutt'altro che spregevoli, riescano con il loro lavoro nascosto a trasformare una vasta gamma di sostanze organiche in fertilissimo humus. Quindi i presupposti c'erano, ma sinceramente non si potevano prevedere gli innumerevoli risvolti positivi che sono emersi dai lavori del prof. Rajiv K. Sinha della Griffith University di Brisbane (Australia). Le ricerche del prof Sinha hanno evidenziato che i lombrichi possono rappresentare una soluzione conveniente ed efficace a numerosi problemi di natura ambientale, sociale ed economica. Questi anellidi gestiscono la trasformazione della sostanza organica da più di 600 milioni di anni e gli scienziati conoscono perfettamente il ruolo di primaria importanza che queste creature hanno nella gestione dei rifiuti organici e nell'aumento della fertilità dei terreni, ma alcune recenti scoperte sul loro impatto nel trattamento delle acque fognarie e industriali, sui suoli contaminati e, inaspettatamente, anche in campo medico e industriale, hanno rinnovato la spinta allo studio di questi animali.
Il primo campo di applicazione che il prof. Sinha evidenzia è il trattamento degli scarti organici e dei fanghi civili e industriali, dove i lombrichi forniscono prestazioni esaltanti riuscendo a stabilizzare un rifiuto potenzialmente dannoso che viene trasformato in un fertilizzante libero da elementi patogeni. La trasformazione avviene tramite l'ingestione dei fanghi da parte dei lombrichi e la conversione, attraverso il passaggio nell'intestino, in vermicompost. Contemporaneamente si rileva un abbattimento dei microrganismi patogeni, dei metalli pesanti e una consistente riduzione di volume. Il corpo di questi anellidi si comporta come un vero e proprio biofiltro che purifica, disinfetta e abbatte la tossicità dei fanghi. L'azione continua dei vermi si esplicita anche in una riduzione dei carichi di BOD, COD e TDSS e nella rimozione di parecchie sostanze inquinanti chiamate distruttori endocrini che non vengono rimosse con i tradizionali metodi di depurazione.
Una cosa interessante che fa notare il prof. Sinha e che ci riguarda direttamente è che nel 1976, dopo l'esplosione dell'impianto chimico della ICMESA a Seveso, l'unica specie che sopravvisse tranquillamente al disastro ambientale fu proprio il lombrico che, sebbene sottoposto all'esposizione continua e massiccia di TCDD, non riportò alcun decadimento numerico delle popolazioni presenti nelle aree inquinate.
Sono ormai numerosi gli studi che testimoniano la capacità di alcune specie di lombrichi (Eisinia fetida ad es.) di accumulare e degradare parecchie sostanze chimiche organiche e inorganiche inclusi metalli pesanti, pesticidi organoclorurati e idrocarburi policiclici aromatici. Altri studi hanno confermato la capacità dei lombrichi di distruggere gli organismi patogeni durante il passaggio attraverso il loro intestino, questa capacità di rimozione sembra dovuta alla presenza di alcuni batteri e funghi (ad es. penicillum e Aspergillus) nell'intestino dei vermi e anche di un fluido celomatico con proprietà anti-batteriche  che abbattono completamente la carica patogena. 
Oltre a tutte queste benefiche attitudini in campo ambientale, il lombrico ha trovato numerose applicazioni in ambito chimico e farmaceutico: alcune sostanze estratte dal corpo di questi vermi (acido stearico ad es.) sono usate come lubrificanti o additivi in numerose preparazioni industriali e farmaceutiche e recentemente è stata individuata una nuova applicazione come  "fornitore" di collagene per le industrie farmaceutiche.
Quello che non ci si aspettava da queste meravigliose e estremamente sottovalutate creature è il ruolo che si stanno ritagliando nel settore della cura delle malattie cardiache e del cancro.  Degli scienziati giapponesi hanno confermato il valore curativo di un gruppo di enzimi proteolitici che questi anellidi producono (Lumbrokinase) e sostengono che sia efficace nel trattamento degli infarti, trombosi e delle ischemie. Inoltre, ricerche eseguite nell’università dell’Ohio, mostrano che i lombrichi sono immuni al cancro proprio grazie a questi enzimi che li proteggono. Altri enzimi presenti nel corpo dei lombrichi hanno un effetto anticoagulante sul sangue e il fluido celomatico, avendo le già descritte proprietà antibatteriche, viene utilizzato nella produzione di antibiotici. D’altra parte ci sarà un motivo per cui il lombrico è usato nella medicina tradizionale cinese e filippina da oltre 2300 anni.
Dopo questa piccola e assolutamente non esaustiva carrellata sulle virtù del lombrico possiamo capire perché il mondo scientifico e industriale sia sempre più interessato a questo straordinario e umile animale e anche Darwin, da grande visionario qual era, lo aveva detto:
 "nessun'altra creatura sulla terra ha fatto così tanto per l'umanità come il lombrico".
Sapeva il fatto suo Charles...



Bibliografia
Rajiv Sinha, Krunal Chauhan, Dalsukh Valani, Vinod Chandran, Brijal Kiran Soni, Vishal Patel, "Earthworms: Charles Darwin's Unheralded soldiers of mankind: Protective & productive for man & environment", Journal of Environmental Protection, 2010, 1, 251-260

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