mercoledì 26 marzo 2014

Crisi in Ucraina: una nuova rivoluzione energetica?

Le crescenti tensioni internazionali che coinvolgono la Russia porteranno, molto probabilmente, ad un mutamento dei rapporti economici, politici e soprattutto commerciali che investirà l'intera Europa, ma che in Italia sarà avvertito con particolare violenza. Questo avverrà in particolare nel campo energetico, settore che in Italia è stato sempre caratterizzato da una certa immaturità e da una forte dipendenza dall'estero. La debolezza del settore energetico italiano è il riflesso di politiche miopi e poco coraggiose che hanno sempre mirato a tamponare una situazione da sempre al limite del collasso senza dare un minimo di prospettiva ad un settore strategico a tutti i livelli per le italiche sorti. L'indipendenza energetica è un valore imprescindibile per una nazione che vuole recitare un ruolo da protagonista sui palcoscenici internazionali, come dimenticare l'angoscia per le nostre misere riserve di gas al minimo sussulto internazionale in terre attraversate dalle preziose reti di tubazioni che riforniscono il nostro paese. Il crescente isolamento politico della Russia comporterà certamente un ripensamento delle loro relazioni commerciali con paesi improvvisamente divenuti ostili e questo, per quanto ci riguarda, comporterà lo storno della nostra aliquota di prezioso gas russo verso gli assetati e ricchi lidi cino-giapponesi. L'Italia importa l'85% del gas necessario per riscaldamento e produzione di energia elettrica, il 30 % dalla Russia; si comprende bene che, nonostante il nostro paese abbia diversificato (saggiamente) le fonti estere di approvvigionamento (Algeria, Nord Europa, Russia e Libia), l'impatto del taglio di gas russo rappresenterebbe un duro colpo difficilmente riassorbibile che ci renderebbe anche più vulnerabili nei confronti dei rimanenti fornitori (tra i quali è presente la Libia che non sta attraversando certo un momento di stabilità della sua storia). L'Italia in mezzo a questi marosi si trova a un bivio: continuare in questa continua rincorsa a tappare le falle di una nave con sempre più buchi, oppure ripensare il proprio paradigma energetico, investendo cospicue risorse in ricerca sulle fonti energetiche naturali (e rinnovabili) di cui il nostro paese è potenzialmente ricchissimo. Le politiche di incentivazione hanno certamente dato un impulso positivo alle rinnovabili, ma rappresentano un peso notevole dal punto di vista economico e pertanto vanno ripensate e reindirizzate per contribuire allo sviluppo della ricerca in questi settori che sono comunque caratterizzati da una certa vitalità. La possibilità di crescita nel campo delle rinnovabili e del miglioramento energetico delle costruzioni sono tantissime, anche perché molte di queste tecnologie hanno ancora tanto margine di sviluppo.  La ricerca e la conseguente innovazione tecnologica rappresentano l'occasione per affrancare il nostro paese dalle troppe dipendenze che hanno caratterizzato l'energia negli ultimi decenni, restituendo la dignità e la capacità industriale al nostro vituperato paese.

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